L’astronave William S. e’ adibita al turismo spaziale. La guida il comandante Tempesta, playboy fanfarone alla testa di un equipaggio altrettanto balzano a cui si aggiunge un nuovo enigmatico elemento. Una pioggia di meteoriti costringe l’astronave a un atterraggio forzato su un misterioso pianeta abitato esclusivamente dalla bella Miranda, da suo padre Prospero, geniale scienziato dato per scomparso e dal robot Ariel...
Il pianeta proibito e‘ un celebre film di fantascienza del 1956, ispirato a La tempesta di Shakespeare; nel film compare uno dei primi robot della storia del cinema, Robbie, che divenne un giocattolo di grande successo. Da questo film, nel 1988, il commediografo inglese Bob Carlton trasse Return to the Forbidden Planet un rock musical, anzi un juke box musical, dato che le canzoni usate non sono inedite ma grandi successi anni ‘60 e’70 un po’ come Baz Luhrmann ha fatto per il suo Moulin rouge!.
Il musical con Lorella Cuccarini che e’ attualmente nei teatri, e’ l’adattamento italiano di questo spettacolo inglese, realizzato da un brillante Luca Tommassini che non teme di aggiungere al pastiche citazionistico, teatro elisabettiano, cinema e musica pop, il media televisivo. La possiblita’ di produrre un musical innovativo e grandioso nasce dal successo di X Factor e Tommassini compone meta’ del cast con ragazzi usciti dalle tre edizioni del talent show di Rai2, fa intervenire in maniera virtuale le tre icone del programma: Dj Francesco nelle vesti di uno speaker del telegiornale, Morgan nei panni quanto mai attuali del mostro sulla musica di Sympathy for the devil dei Rolling Stones e la Maionchi nientemeno che nel ruolo del presidente degli Stati Uniti che, come tutti i fan di X Factor sanno, non sa parlare l’inglese e a un certo punto dice le parolacce regolarmente bippate; una metateatralita’ che fa riferimento al mito televisivo che l’autore usa anche per la Cuccarini, quando nel corteggiamento con Tempesta gioca a fare Grease (la Cuccarini e’ stata protagonista dell’omonimo musical) e quando nel finale Prospero declama un monologo dove le citazioni di Shakespeare si mischiano con i versi di Vola.
Questo spettacolo mi ha anche riconciliato con Lorella Cuccarini, di cui devo ammettere non avevo una gran stima: dopo gli esordi con Pippo Baudo, la soubrette e’ passata a Mediaset finendo (si’, finendo!) a fare Paperissima, quando e’ diventata la regina del musical con Grease credevo che fosse l’ennessimo esempio di star televisa riciclatasi a teatro, in quel periodo lo facevano tutte, dalla Marini alla Parietti e ho sinceramente creduto che anche la Cuccarini avesse colto l’occasione. Invece vederla sul palco e’ stata una piacevolissima sorpresa: bravissima nel canto e nel ballo (ma non e’ una novita’) ha dimostrato una presenza scenica eccezionale soprattutto nell’assolo contro lo schermo bianco che man mano proiettava figurazioni astratte e quant’altro, uno spettacolo magnifico, che ho trovato piu’ innovativo del tanto decantato Avatar, mostrato anche a Sanremo ma che dal vivo e’ incredibile.
Eppure piu’ che su quel pezzo assoluto di bravura, l’emozione mi ha colto nel duetto tra Miranda e Tempesta dove l’amore scocca sui refrain delle piu’ note canzoni d’amore degli ultimi tempi, da Tre minuti dei Negramaro a Meravigliosa creatura della Nannini, da Gocce di memoria di Giorgia a Luce di Elisa e mentre gli interpreti duettavano, alle loro spalle si proiettavano immagini dell’edera che ricopre il balcone di Giulietta a Verona e tripudi di cuori e cupidi; a raccontarlo e’ una cosa melensa e anche la parte razionale del mio cervello era conscia di cio’ eppure sara’ stata l’onda dell’entusiasmo, la bravura degli attori, l’energia della sala.. fatto sta che la commozione prevaleva!
A Tommassini va quindi riconosciuto il merito di aver sprovincializzato il musical italiano con uno spettacolo ironico e divertente ma con estrema leggerezza il nostro ha anche dimostrato che si puo’ giocare con le citazioni del mezzo televisivo (la Vaudetti che fa gli annunci con un ditone all’E.T. con cui tocca lo schermo come le signorine buonasera di nuova generazione, la vecchia sigla rai di fine delle programmazione che scandisce l’intervallo), senza scadere nell’autoreferenzialita’ che la televisione ha verso se stessa e per cui viene notoriamente demonizzata. Se poi, intrigati dai risultati dell’ultimo Sanremo, sorvolando sulla boutade del Principe e del Pupo, ci si chiede il valore del talent show televisivo, questo o spettacolo e’ la risposta di un uso intelligente del talento canoro e soprattutto del consenso mediatico che puo’ portare anche su strade ben diverse dalla previdibile vittoria sanremese.
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