Come ve la immaginate la vita di una cinefila? Tranquilla, comodamente spaparanzata su un divano a vedere pellicole vecchie e nuove.. e invece no! Qualche cinefila demente (il riferimento e’ totalmente personale) puo’ ritrovarsi su un sentiero di montagna “pericoloso e non protetto” come diceva la segnaletica e come e’ visibile dall’illustrazione in alto a destra, perche’ in visita al Museo delle Alpi del Forte di Bard. Non mi sono ancora soffermata a meditare sul fatto che quest’anno io mi sia gia’ trovata almeno 3 volte su sentieri montani dove piu’ che la vertigine mi terrorizza il possibile incontro con una vipera, ma perche’ ieri zompettassi come un daino tra cumuli di ardesia (dove una vipera potrebbe mettere su casa tranquillamente!) e rocce lo so benissimo: e’ tutta colpa di un film del 1936, che non ha nulla di memorabile se non la recitazione di Emma Gramatica, ma che per qualche bislacco motivo mi e’ rimasto stampato nella memoria, cosi’ tutte le volte che vado in Vald d’Aosta e vedo la Fortezza di Bard penso a La damigella di Bard (che ovviamente non e’ neppure ambientato a Bard!) e ora che la fortezza e’ stata restaurata e trasformata nel Museo delle Alpi non potevo esimermi dal visitarla, ma potevo benissimo usare i comodi parcheggi sotto il Forte invece che inerpicarmi come una capra, come consiglio caldamente di fare a chi volesse visitare questo nuovo Museo, nato sull’onda delle Olimpiadi torinesi.
Tutte le mie fatiche sono state pero’ abbondantemente ripagate visto che la prima didascalia ad introdurre il viaggio verso la conoscenza del mondo alpino e’ del mio venerato Lubitsch (cfr in basso a destra).
Drammi cinefili a parte, il Museo delle Alpi offre una visita godibilissima ed estremamente interessante visto che e’ stato concepito seguendo tutte le piu’ moderne regole della multimedialita’; la sua modernita’ e’ testimoniata anche dai tre ascensori panoramici che permettono di raggiungere il Forte dal borgo sottostante.
Il viaggio inizia dalla natura alpina e nella prima sala si incontra il Dahù, fantasioso animale che avrebbe due zampe (quelle dello stesso lato) piu’ corte delle altre per poter meglio percorrere i pendii scoscesi, ma quanto sarebbe dura la vita per un animale siffatto lo dimostrano tre divertenti cartoni animati.
Gli esemplari della flora e della fauna non sono conservati in teche polverose, ma su una parete molto eterogenea convivono disegni, filmati, plastici ed animali impagliati mentre gli altoparlanti trasmettono l’ululato del lupo a cui e’ dedicata una sezione a parte. Molto poetici due filmati, uno che narra l’evoluzione delle stagioni mostrando i cambiamenti della natura, costato dieci mesi di lavoro in diversi luoghi dell’arco alpino e l’altro che mostra attraverso riprese in elicottero il viaggio di un'aquila dal Monte Bianco a Bard.
Grazie alle ricostruzioni informatiche e’ possibile vedere com’era la Pangea di trecento milioni di anni fa nella sezione che narra come si sono formate le Alpi, e mentre un dinosauro stilizzato zampetta sulla riproduzione di una parete dolomitica che reca le impronte dei famigerati animali preistorici, il visitatore si trova a dover attraversare “sentieri” formati da video al plasma, il tutto in un ambiente molto rumoroso dove convivono le spiegazioni dei video degli esperti e i suoni naturali.
Si prosegue con l’avvento dell’uomo e la ricostruzione della vita umana in montagna con le trasformazioni che ha subito fino a diventare luogo di turismo e di sport: ci sono la ricostruzione della classica stube, ed anche le statue lignee dei santi la cui festa ricorre nelle date che scandiscono la vita alpina.
Le Alpi viste come luogo di sport e vacanza, si contrappongono alle Alpi, avamposto di guerra, nella stessa sala, costruita come un vecchio treno: da un lato scorrono le immagini di partenze festanti e sui sedili sono poggiati sci e valigie, mentre dall’altro lo straziante saluto dei militari scorre dietro ai sedili su cui fanno bella mostra elmetti e baionette.
Fino al 17 settembre e’ aperta anche una mostra temporanea, Alpi da Sogno, rassegna di opere dell’immaginario alpino nella pittura del XIX e del XX secolo, il pezzo piu’ bello e’ un bozzetto in gesso proveniente del Bistolfil, proveniente dalla gipsoteca di Casale Monferrato.
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