USA 2011
con Val Kilmer, Bruce Dern, Ben Chaplin, Elle Fanning, Joanne Whalley, David Paymer, Alden Ehrenreich, Anthony Fusco, Don Novello, Ryan Simpkins
regia di Francis Ford Coppola
Lo scrittore Hall Baltimore sopravvive scrivendo romanzi di stregoneria, la sua carriera è talmente in declino che nei tours promozionali si reca in cittadine sperdute che non hanno nemmeno librerie o biblioteche, è così che finisce a Swann Walley un cupo paesino dove lo conosce solo il vecchio sceriffo anche lui con ambizioni da romanziere che gli propone di scrivere insieme una storia di vampiri ispirata all’ultimo delitto avvenuto in città: una ragazzina sconosciuta con un paletto infilato nel cuore.
Baltimora declina ma la notte sogna di una ragazzina V, (Virginia) che lo accompagna nel vecchio hotel dove aveva soggiornato anche E.A.Poe dove è stato compiuto un efferato delitto ai danni di una decina di bambini orfani. Intrigato dalla storia e minacciato dalla ex moglie che ha bisogno di denaro, Hall decide di restare in paese e scrivere la storia suggerita dallo sceriffo con l’ausilio notturno di Edgard Allan Poe…
Non è per nulla bizzarro che nella notte che Fuori Orario ha dedicato alla scomparsa del regista Roger Corman sia stato trasmesso in prima visione il bistrattato penultimo film di Francis Ford Coppola che non ha trovato neppure una distribuzione nelle sale italiane all’epoca della sua uscita.
Come è noto Coppola è uscito dalla factory di Corman e quest’opera intimamente personale del regista attinge al repertorio cormaniano con una storia gotica classica dove Poe (saccheggiato da Corman) diventa il Virgilio del mondo onirico dello scrittore guidandolo nello scioglimento della vicenda.
Visto che il finale della storia inventata da Baltimore si sovrappone alla sua vicenda personale ricalcando esattamente la tragedia più intima di Coppola per la morte del figlio Giancarlo, si può dire che Corman è la guida ddel regista in questa nuova incursione nel gotico: lontano dai barocchismi di Dracula di Bram Stocker, torna l’asciuttezza stilistica e di durata dei film della factory, il concetto di massima resa con minima spesa che ha fatto storcere il naso a spettatori e molti critici.
Il tocco autoriale sta nel trasformare una vicenda che vuole unire (come il gioco Twixt) il mondo onirico a quello reale in una riflessione sull’atto creativo, il momento più interessante è quello in cui Poe spiega come nasce Nevermore, il suo poema più noto e come scientemente abbia costruito il suo immaginario di bellezza e morte nelle tragiche storie delle sue eroine.
Anche Shining toccava il tema e non a caso Baltimore viene definito "lo Stephen King dei poveri" e i tentativi di incipit cancellati dallo schermo del computer rimandano al delirio de il mattino ha l’oro in bocca.
Hall Baltimore non impazzisce perché ha la forza di guardare dentro l’abisso e affrontare il fatto che ogni storia raccontata nasconda una parte della vita del narratore.
Su questo assunto, il finale con l’editore soddisfatto per le future vendite assume un tono cinico da humor nero giocato sulla propria pelle.
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