Madame de...
Francia, 1953
con Danielle Darrieux, Charles Boyer, Vittorio De Sica, Jean Debucourt, Mireille Perrey, Lia Di Leo, Jean Galland, Hubert Noël, Claire Duhame, Léon Walther, Guy Favières
regia di Max Ophüls
Luise, frivola moglie di un barone, generale dell’esercito francese, si ritrova costretta a vendere un gioiello all’insaputa del marito per ripagare dei debiti. Sceglie un paio d’orecchini di diamanti che rivende al gioielliere di fiducia e poi finge di averli persi durante una serata a teatro. Quando la notizia dello smarrimento si trasforma in una notizia di furto, il gioielliere per trarsi d’impaccio informa il barone che ricompra gli orecchini e li regala alla sua amante che si sta trasferendo a Costantinopoli. Anche la donna li rivenderà per pagare dei debiti di gioco. Il gioielli finiscono così in mano del diplomatico italiano Fabrizio Donati che tornato a Parigi s’innamora riamato di Louise e le regala gli orecchini. La donna per poterli indossare finge di averli ritrovati dentro un paio di guanti non sapendo del lungo giro degli orecchini innescato dal marito che non può più accettare il legame tra Donati e la moglie e sfida l’italiano a duello, dopo aver donato i gioielli alla Madonna, Louise cerca di raggiungere il luogo del duello ma lo sforzo le sarà fatale.
Se ne La Ronde erano i sentimenti delle persone e i loro incontri a creare un carosello di scambi, in questo film tratto dal romanzo di Louise de Vilmorin del 1950, sono gli orecchini ad incarnare la girandola amorosa.
Non solo nei passaggi di mano (il generale li ricompra tre volte!) che li riportano sempre alla legittima proprietaria ma anche nel cambio di significato che i gioielli assumono per Louise: venduti senza troppi scrupoli la prima volta perché regalo costoso ma di circostanza del marito sposato non certo per amore, i gioielli finiscono per diventare per Louise l’essenza stessa del sentimento dopo che lo stesso Donati l’ha lasciata per le troppe bugie dette dalla donna.
È questo valore simbolicoo che il generale non può accettare, sfidando fuori tempo massimo il rivale dopo aver tollerato la relazione extraconiugale con il savoir-faire che si addiceva al bel mondo di fine ottocento.
La scoperta dell’amore incrina la superficiale perfezione dei rapporti mondani (come avviene anche ne L’età dell’innocenza) e l’evoluzione interiore della frivola Louise si manifesta anche nella sua salute: lo svenimento iniziale dal gioielliere è solo una messa in scena per forzare la ritrosia dell’imbarazzato commerciante, poi gli svenimenti della donna si faranno sempre più seri, col procedere del sentimento fino a culminare con l’attacco di cuore quando non sente lo sparo di risposta al primo colpo sparato dal marito: il film che iniziava come una commedia termina con il dramma più romantico della morte in contemporanea, ultima forma di congiunzione rimasta ai due amanti.
Una parabola cupa raccontata però con la solita levità stilistica da Ophüls, maestro dei movimenti di macchina che ne I gioielli di Madame de... raggiungono il loro apice nel collage di balli, cinque, che raccontano solo con il cambio di abiti e di scenografia la nascita dell’amore tra Louise e Fabrizio mentre i due continuano a vorticare in un unico lungo valzer.
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