Italia 2023
con Justin Korovkin, Lorenzo Ferrante, Elisa Pierdominici, Mirko Frezza, Marta Paola Richeldi, Mauro Marino, Claudia Della Seta, Maurizio di Carmine, Sveva Mariani, Alessandro Bedetti, David Coco
regia di Ambra Principato
Italia centrale, 1813: un villaggio rurale è sconvolto dagli attacchi agli armamenti da parte di una bestia estremamente feroce. Mentre i tre figli del nobile a cui appartengono le proprietà sono affascinati dalla vicenda, il conte padre è votato alla scienza e non crede che la bestia abbia connotazioni ultraterrene come vogliono le credenze popolari ma il pericolo si annida proprio nella sua famiglia…
Un’opera prima ispirata al romanzo di
Michele Mari Io venìa pien d'angoscia a rimirarti. Il film non si può dire perfettamente riuscito ma è in grado di creare qualche atmosfera interessante.
A incuriosire lo spettatore è sicuramente la figura del primogenito, il contessino Giacomo, gobbo e votato per gli studi con una passione per la poesia particolarmente invisa alla severa madre votata alla religione: non è troppo difficile ravvisare nel giovane la figura di Giacomo Leopardi (nel romanzo la famiglia Leopardi è dichiaratamente protagonista).
I nervosismi di Giacomo, la sua morbosa attrazione per la luna e per la notte, le prime pulsioni sessuali per la figlia del fattore, la bella Silvia Fattorini, portano lo spettatore a credere che Giacomo possa essere l’incarnazione della Bestia, essere a metà tra il licantropo e il vampiro ma quasi tutti i membri della nobile famiglia potrebbero essere colpevoli, i momenti più interessanti sono proprio quelli in cui emerge l’oppressione della famiglia nobiliare sui tre ragazzini: tra la madre fanatica religiosa e il padre votato solo allo studio positivista, i ragazzini vivono in un mondo di costrizioni che permettono loro di assistere solo da lontano ai giochi e ai divertimenti di paese perché non si possono mischiare con la plebe.
Il più suscettibile alle atmosfere sovrannaturali scatenate dall’arrivo della bestia è il più piccolo di casa, Orazio, suo è anche il punto di vista da cui viene narrata la storia: sarà lui a fare le scoperte più incredibili come il quadro inquietante di un antenato e il libro che ne racconta le vicende. Peccato che questo lato non sia stato approfondito e resti solo una figura diabolica la cui maledizione aleggia sulla nobile famiglia a cui i membri tentano, ognuno secondo le proprie inclinazioni, di sfuggire.
Un horror di atmosfera, dove gli attacchi della bestia sono tutti fuori campo, si punta sulla ricostruzione storica con una serie di personaggi validi più per la presenza scenica che per la prova recitativa vedi lo zingaro Scajaccia interpretato da Mirko Frezza, noto come Furio, l’amico capellone del Commissario Schiavone.
Colpo di scena finale, non saprei quanto inatteso e quanto utile, con la rivelazione di chi sia l’essere immondo.
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