Mon Crime
Francia, 2023
con Nadia Tereszkiewicz, Rebecca Marder, Isabelle Huppert, Fabrice Luchini, Dany Boon, André Dussollier, Édouard Sulpice, Régis Laspalès, Olivier Broche, Félix Lefebvre, Franck de la Personne, Evelyne Buyle, Michel Fau, Daniel Prevost, Myriam Boyer, Jean-Christophe Bouvet, Suzanne De Baecque, Lucia Sanchez, Jean-Claude Bolle-Reddat, Dominique Besnehard, Anne-Hélène Orvelin
regia di François Ozon
L’attrice Madeleine Verdier e l’avvocatessa Pauline Mauléon sono coinquiline e sopravvivono a fatica nella Parigi del 1935. Un giorno Madeleine è costretta a fuggire da un provino perché il produttore Montferrand la molesta; poco dopo l’uomo viene ritrovato ucciso e la ragazza è indagata. Scoperto che non rischia la pena capitale, Madeleine si proclama colpevole per attrarre su di sé l’attenzione mediatica, certa che Pauline la farà dichiarare innocente. Le cose superano le aspettative delle due ragazze che in breve diventano una stella del teatro e un’avvocatessa di fama. Un giorno però si presenta la vera colpevole dell’omicidio: se non verrà profumatamente pagata rivelerà la sua colpevolezza, alle due ragazze non resta che inventarsi un nuovo piano per non perdere la fama…
François Ozon è un regista molto prolifico con cui ho un rapporto ambivalente: amo molto alcuni suoi film mentre non ne sopporto altri. Non Crime rientra nella lista dei preferiti perché il regista sa restituire le atmosfere del cinema classico senza citare troppo un’opera o un’autore e in questo caso il rischio c’era visto che dall’omonima opera teatrale di Georges Berr e Louis Verneuil del 1934 era stato tratto il film del 1937, La moglie bugiarda poi rifatto nel 1946: Bionda tra le sbarre.
Per questo lavoro incentrato sul tema della falsità, Ozon sfrutta molteplici suggestioni del cinema classico, stando ben lontano dal film di Ruggles; si parte da una ricostruzione storica molto fedele nelle scenografie e nei costumi: Pauline omaggia chiaramente lo stile sportivo di Katharine Hepburn. Per sviscerare il tema della menzogna, il regista utilizza il classico parallelo tra il mondo giudiziario e quello cinematografico/teatrale: innumerevoli i film giudiziari che hanno per protagonista un’attrice, fra tutte le protagoniste da segnalare l’ambigua Marlene Dietrich di
Paura in palcoscenico di Hitchcock e soprattutto di Testimone d’accusa di Billy Wilder. Anche la Norma Desmond di Viale del tramonto è un’attrice decaduta protagonista di un giallo, la vera colpevole di Mon Crime è una ex diva del muto, Odette Chaumette,5 che uccide il produttore che aveva mosso i primi passi nel cinema come suo autista, il cammino inverso di Max von Mayerling che in Viale del tramonto lascia la carriera cinematografica per diventare il maggiordomo della Desmond.
Odette Chaumette s’ispira a Crudelia Demon, tanto che a un certo punto si scontra con un dalmata al guinzaglio, ad interpretarla c’è Isabelle Huppert, attrice amata da Ozon che ha vestito anche i panni di Violette Nozière per Chabrol: la Noziere fu veramente protagonista di un caso giudiziario dei primi anni ‘30 tanto che nei titoli di giornali che riportano la vicenda di
Madeleine Verdier si dice espressamente “dopo Violette Nozière un nuovo caso di un omicidio al femminile”, le suggestioni di Ozon quindi coprono un arco temporale molto ampio, dalle commedie anni ‘30 al biopic degli anni’70 rileggendo i temi della condizione femminile e le astuzie per sopravvivere ai tempi in chiave contemporanea: sotto la patina frivola delle battute fulminanti batte un cuore nero e cinico come nei più grandi esempi della commedia brillante americana degli anni ‘30 e ‘40.
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