Italia 2023
con Enea Sala, Leonardo Maltese, Paolo Pierobon, Fausto Russo Alesi, Barbara Ronchi, Samuele Teneggi, Filippo Timi, Fabrizio Gifuni, Aurora Camatti, Paolo Calabresi, Bruno Cariello, Andrea Gherpelli, Walter Lippa, Alessandro Bandini, Leonardo Bianconi, Daniele Aldovrandi, Corrado Invernizzi, Michele De Paola, Fabrizio Contri, Giustiniano Alpi, Orfeo Orlando, Federica Fracassi, Giulia Quadrelli, Flavia Baiku, Tonino Tosto, Renato Sarti, Christian Mudu, Riccardo Bandiera
regia di Mario Bellocchio
All’insaputa di tutti, la fantesca di una famiglia ebrea bolognese battezza l’ultimo nato convinta che sia in punto di morte. Dopo sette anni l’informazione arriva all’inquisitore Feletti che decreta che il bambino sia tolto alla famiglia e allevato secondo la religione cattolica. Nonostante al caso s’interessino anche potenze straniere, il Papa Re non cambia posizione ed Edgardo viene allevato in un convitto religioso, nonostante alcune possibilità di tornare a casa e riavvicinarsi alla famiglia, il ragazzo non abbandona la Chiesa ma diventa un missionario.
Quello di allontanare i cristiani dalle famiglie di origine soprattutto se ebree, era una prassi consolidata nello Stato Pontificio, il caso di Edgardo Mortara è il più eclatante anche per il periodo storico in cui avviene, a ridosso della nascita del regno d’Italia e la caduta dello Stato pontificio con la breccia di Porta Pia.
Storia, religione e famiglia sono i temi portanti della filmografia di Marco Bellocchio che dal libro di
Daniele Scalise, Il caso Mortara del 1996 trae un bellissimo e doloroso film, perfetta ricostruzione storica dell’età risorgimentale che resta solo una cornice, al regista piacentino interessa indagare il rapporto religione/potere e religione/famiglia.
Nella dimensione più intima delle persone normali la religione coincide con l’identità: pur facendo di tutto per cercare di riprendersi il figlio i Mortara non rinunciano alla loro religione, principio che si radicalizza nel terribile ultimo incontro tra Edgardo e la madre sul letto di morte.
Per i vertici della Chiesa allontanare Edgardo dalla famiglia naturale per avere la certezza che venga allevato secondo i dettami della fede cristiana è solo una prova di forza, una semplice attuazione delle leggi pontificie indifferenti al destino del singolo.
Il bambino si trova diviso tra le due fazioni che lo contendono: il suo essere diligente nasce dal consiglio di Elia la prima notte al convitto, prima si dimostra di essere buoni cattolici prima si può tornare a casa ma tutta la disperazione del bambino si scioglie nell’incontro con la madre.
Pio IX s’interessa molto al ragazzo e cerca di ingraziarselo proprio per il suo valore di esempio: deve dimostrare al mondo che il rifiuto a scendere a patti con la famiglia Mortara ha dato i suoi frutti.
È interessante come si ripetano alcune scene: Edgardo che si nasconde sotto le gonne della madre per non essere portato via, il Papa che nasconde il ragazzino sotto il suo mantello mentre gioca a nascondino lasciando interdetto il compagno di giochi che vede i piedi spuntare da sotto il mantello ma non può certo opporsi al Papa e deve fingere di non vederlo mentre il Papa giocosamente chiede dov’è Edgardo?
Già, dov’è Edgardo conteso tra la madre naturale e la Santa Madre Chiesa mentre il mondo decide il suo destino tra tentativi falliti di rapimento e processi intentati dal nuovo Stato?
Il suo stupore/dolore per il crudele destino che gli è toccato si scioglie nell’ossessione per i crocifissi, primo emblema che incontra della nuova religione e arriva fino alla dimensione onirica di togliere i chiodi dalla Croce permettendo al Cristo di andarsene, liberato dal suo martirio, (ripresa della dimensione onirica di Buongiorno Notte con Moro che passeggia libero per Roma).
L’antisemitismo per secoli è stato giustificato dal fatto che gli ebrei avrebbero crocifisso Gesù quindi il valore simbolico di quella scena è lampante: far scendere Cristo dalla croce significa liberarsi della propria croce rimediando alla “colpa” ebraica.
Un altro punto interessante è il cambiamento del titolo in corso d’opera. Inizialmente il film avrebbe dovuto chiamarsi La conversione: Bellocchio in alcune interviste dice di non sapersi spiegare la scelta di Edgardo di restare prete, il cambio del titolo vuole spostare l’attenzione dalla conversione del ragazzo al suo destino crudele o Rapito si può intendere anche nel suo significato secondario, un rapimento quasi estatico della Fede?
Oltre ai molti spunti di riflessione offerti dall’opera ne vanno menzionati anche i grandi pregi tecnici, la costruzione per antitesi di molte scene: preghiere ebraiche e preghiere latine, giaculatorie alternate allo sfondamento delle mura vaticane. La fotografia dalle tonalità caravaggesche e l’eccezionale cast, dagli attori che interpretano Edgardo fanciullo ed adulto all’intensa Barbara Ronchi nei panni della madre e Paolo Pierobon che tratteggia un Pio IX mellifluo e quasi folle nelle sue ostentazioni di potere e il raggelante cardinale Feletti di Gifuni.
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