USA 2022
con Florence Pugh, Harry Styles, Olivia Wilde, Chris Pine, Gemma Chan, Nick Kroll, Douglas Smith, KiKi Layne, Timothy Simons, Kate Berlant, Asif Ali
regia di Olivia Wilde
Alice Chambers conduce la perfetta vita della mogliettina anni ‘50 in un villaggio residenziale per gli impiegati al misterioso progetto Victory. Una vita di feste e shopping in cambio della cura della casa e una totale discrezione sulle attività di Victory supervisionate dalla moglie di Frank, ideatore e guru del progetto e del villaggio. Improvvisamente Margaret, un’altra abitante di Victory, inizia ad avere problemi psicologici, in parte giustificabili per la recente perdita del figlioletto ma un giorno Alice la vede suicidarsi anche se tutti insistono nel dirle che ha travisato l’accaduto; Alice però continua ad avere presunte allucinazioni e si ritrova in luoghi di Victory a cui può accedere solo il personale autorizzato. Il suo stato mentale peggiora fino a dover essere ricoverata ma una volta tornata a casa Alice scopre la terribile verità sulla propria esistenza…
Sono davvero esterrefatta che il film di Olivia Wilde sia stato praticamente stroncato mentre il simpatico ma mediocre Barbie passi per l'apoteosi della critica al patriarcato: forse la Wilde è troppo bella per poter accettare che abbia anche un buon talento da regista?
Il film è molto interessante anche da un punto di vista stilistico: belle riprese sia al servizio della trama che quelle di valore simbolico: la scena in cui Alice si trova schiacciata nel corridoio che si restringe o con la faccia avvolta nella pellicola trasparente esprimono bene l’alienazione della protagonista già anticipata dalle tante scene di rifrazione della sua immagine negli specchi, classico escamotage cinematografico per rappresentare la dissociazione mentale.
Molto bella la seguenza che rappresenta la manipolazione mentale, l’occhio che si trasforma in un balletto alla Busby Berkeley è a mio parere geniale visto la grande valenza che avevano gli spettacoli di rivista durante la Grande Depressione: occasione di lavoro oppure via di fuga da una triste realtà, esattamente quello che si dimostra essere Victory.
Certo, il film è estremamente citazionista, definito anche derivativo e oltre a Matrix e Vanda Vision possiamo ritrovarci La Valle delle Bambole e anche Westworld, di certo Olivia Wilde non si limita a una lettura semplice del patriarcato inteso come lo scontro tra un maschile soverchiante e un femminile che si limita a subire. La connivenza tra patriarcato e potere porta un personaggio femminile a sostituirsi a Frank senza farsi scrupoli di genere, Bunny il personaggio interpretato da Olivia Wilde, è cosciente della realtà di Victory e ha scelto di viverla per ottimi quanto dolorosi motivi. La stessa Alice in fuga potrebbe cedere al fascino del luogo perché essere amati e protetti a discapito della propria libertà è una bella tentazione per tutti, indipendentemente dal genere.
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