To Catch a Thief
USA 1955 Paramount
con Cary Grant, Grace Kelly, Jessie Royce Landis, John Williams, Charles Vanel, Brigitte Auber, Jean Martinelli, Georgette Anys, René Blancard, Roland Lesaffre
regia di Alfred Hitchcock
Quando una serie di furti di gioielli sconvolge le ricche villeggianti della Costa Azzurra, la polizia pensa subito che il celebre ladro John Robie, detto il Gatto, sia tornato in attività anche perché lo stile acrobatico delle rapine riprende il suo. A Robie non resta che chiedere l’aiuto di un importante assicuratore e scoprire chi è il suo emulatore. Intanto una ricca ereditiera americana ha scoperto la sua identità e vorrebbe aiutarlo, prima nei furti poi a scoprire il vero ladro…
Tra i quattro film del biennio 1952-54 ( gli altri sono Il delitto perfetto, La finestra sul cortile e La congiura degli innocenti) Caccia al ladro è certamente il più debole nell’intreccio giallo e rappresenta quasi un’occasione di riposo/svago per il regista che sfrutta un cast composto dai suoi attori preferiti per una commedia giallo rosa ambientata nella Costa Azzurra più charmant. Come sempre innovativo, Hitchcock sfrutta il pittoresco paesaggio per provare il neonato Vista Vision con riprese aeree della costa e dei suggestivi borghi.
Le riprese fanno anche da trasparente a molte scene girate in studio, una tecnica che oggi appare invecchiata e fa dimenticare il valore innovativo dell’epoca.
Tornando al film, ci si appassiona poco alla ricerca del vero ladro; del resto l’attenzione di Hitchcock è tutta per la sua amata star, l’algida Grace Kelly che durante la lavorazione conosce il futuro marito, il principe Ranieri di Monaco.
Il regista che soprannominò l’attrice ghiaccio bollente svolge il film mettendo in risalto questo suo aspetto: l’indifferente Frances che sulla porta della camera da letto si volta e prende l’iniziativa di baciare Cary Grant; la tranquilla gita sulla Corniche che si trasforma in una folle corsa in auto per sfuggire alla polizia (scene girate in luoghi molto vicini a quelli che costarono la vita alla Principessa nell’incidente dell’1981): tutto è studiato perché si veda il fuoco che scorre sotto l’apparenza altera di Grace Kelly non ultimo il dialogo durante i fuochi d’artificio, un trionfo di doppi sensi non nuovi a un regista che sapeva sempre come aggirare la pesante censura perbenista del cinema americano.
A completare la confezione perfetta del film forse più leggero di Hitch, i costumi di Edith Head che vanno dal raffinato abito azzurro con cui entra in scena Grace Kelly allo sfarzoso abito dorato della festa in maschera.
Soprannominato lo champagne di Hitchcok per la frizzante leggerezza, Caccia al ladro mi ha colpito per la scena dell’inseguimento finale sui tetti: l’effetto straniante dei filtri usati per far sembrare la scena notturna e le geometrie arzigogolate delle riprese dall’alto mi paiono un chiaro omaggio all’espressionismo tedesco che Hitchcock conosceva bene grazie a un’esperienza lavorativa a Berlino a metà anni ‘20.
Il regista compare nel suo immancabile cameo come impassibile viaggiatore sulla corriera accanto al quale siede Cary Grant.
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