Mr. Deeds Goes to Town
USA 1936, Columbia
con Gary Cooper, Jean Arthur, George Bancroft, Lionel Stander, Douglass Dumbrille, Raymond Walburn, H.B. Warner, Ruth Donnelly, Walter Catlett, John Wray, Margaret Seddon, Margaret McWade, Mayo Methot, Franklin Pangborn
regia di Frank Capra
La morte improvvisa di un ricco banchiere getta New York in subbuglio: a chi andrà la sua ricca eredità? Il fortunato è Longfellow Deeds, un suo parente che vive in una sperduta cittadina coltivando strambi hobby come scrivere rime per le cartoline postali. Gli avvocati che gestivano il patrimonio del banchiere raggiungono subito l’erede convinti di poter manipolare senza problemi l’ingenuo ragazzone di provincia e lo portano a New York. L’arrivo del nuovo milionario mette in fibrillazione la stampa e la cinica cronista Babe Bennett si finge una povera ragazza per conquistare il buon cuore di Longfellow e poter scrivere gustosi pezzi di costume che valgono all’uomo il soprannome di Cinderella Man. Quando Longfellow si accorge dell’inganno perpetrato dalla ragazza di cui si è innamorato, decide di tornare a casa ma l’intrusione di un poveraccio che vorrebbe ucciderlo per disperazione gli fa cambiare idea e decidere di impiegare la sua eredità in favore dei contadini poveri. L’avvocato Cedar capisce di non poter più mettere le mani sul capitale e decide di appoggiare un lontano parente di Deeds che contesta l’eredità accusando Longfellow di insanità mentale. Per la cocente delusione d’amore Deeds non si ribella al processo fino a quando Babe chiamata a testimoniare le sue stranezze documentate negli articoli non inizia a difenderlo rivelando di essere anche lei innamorata…
Il film che vale il secondo Oscar come miglior regista a Frank Capra, dopo Accadde una notte, è una commedia che ne rappresenta appieno lo spirito, la sua aderenza al New Deal e la critica al capitalismo americano.
C’è l’esaltazione delle comunità locali: i festeggiamenti per la partenza di Longfellow per la città sono accompagnati dalla banda musicale in cui lo stesso festeggiato suona l’amata tuba.
Il contrasto tra provincia e grande città: tutti credono di potersi approfittare dello sprovveduto campagnolo ma sono costretti a capitolare davanti al suo granitico buonsenso, compresa Babe Bennet, la cinica giornalista che finisce ben presto per innamorarsi del suo zimbello.
La messa alla berlina dell’avidità: un capitalista che impiega il proprio denaro per aiutare le classi meno abbienti viene processato per insanità mentale da coloro che vorrebbero gestire il suo patrimonio per lucrarne una buona fetta.
È arrivata la felicità è un film importante per i suoi protagonisti: è il primo ruolo da protagonista di Jean Arthur che sostituisce Carol Lombard a riprese già iniziate mentre Gary Cooper riceve la sua prima nomination all’Oscar e la scena al telefono in cui riceve la conferma dalla giornalista di essere stato ingannato per poter scrivere degli articoli di costume è commovente ancora oggi.
Oltre il successo agli Oscar con cui arrivò con cinque nomination, il film fu premiato come miglior film straniero con menzione speciale alla IV mostra del cinema di Venezia. La versione su Raiplay nel ciclo dedicato a Capra integra il doppiaggio originale con le scene tagliate sottotitolate ed è interessante vedere i tagli “politici” come il cambio dei nomi: per l’intraducibile Longfellow viene scelto Orazio e per rimanere in tema di romanità Cindarella man diventa Cincinnato, le solite follie della censura!
La pellicola segna anche l’introduzione in ambito cinematografico del termine picchiatello, che diventerà l’epiteto per eccellenza di Jerry Lewis.
Il film avrebbe dovuto avere un seguito ma per l’indisponibilità di Gary Cooper fu scelto James Stewart e così a Washington ci andò Mr Smith invece di Mr. Deeds: parlo di Mr. Smith va a Washington del 1939.
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