USA, 1952
con Marlene Dietrich, Arthur Kennedy, Mel Ferrer, William Frawley, Lloyd Gough, Gloria Henry, Fuzzy Knight, Lisa Ferraday, Francis McDonald, George Reeves, Lane Chandler, John Doucette
regia di Fritz Lang
Quando la sua fidanzata viene uccisa durante una rapina, l’allevatore Vern si mette sulle tracce dell’assassino inseguendolo fino al Mulin d’oro, ranch vicino al confine di proprietà di una ex sciantosa, Amber Altar Keane che offre rifugio ai banditi di tutto il West in cambio di una cospicua percentuale. Amber è legata al leggendario pistolero Frenchy Fairmont ma non è insensibile al fascino del giovane Vern: quando scopre il vero motivo per cui il cowboy si è unito a loro, Amber inizia a provare rimorso per la propria esistenza…
Il terzo western di Fritz Lang è in realtà un melodramma sotto mentite spoglie, capolavoro innaturalista anche per ovviare alla produzione a basso costo dove gli esterni sono quasi tutti fondali dipinti con un singolo fiore a far da quinta e dare profondità alla scena. Ma l’innaturalismo è anche un ricordo della tradizione espressionista basta pensare alla scena in cui Vern accorre all’emporio appena in tempo per vedere spirare l’amata: la ragazza è mollemente distesa su un canapé ma il braccio che ricade verso terra mostra la mano già irrigidita ad artiglio, anticipazione della morte della ragazza e riferimento al tentativo di violenza subito, il dettaglio risalta abbastanza nella composizione della scena ma Lang indugia sul dettaglio del braccio per imprimere negli spettatori il desiderio di vendetta di Haskell che seguendo una labile traccia arriva al nascondiglio dei banditi ricostruendo anche le avventure ormai entrate nel mito della bellissima sciantosa che ora dirige con pugno di ferro il ranch.
Stando alla biografia della Dietrich, pare che l’incontro con il connazionale anche lui fuoriuscito per evitare il nazismo, non sia stato dei più felici, però Lang le regala uno degli ultimi grandi ruoli: l’attrice, non era nuova ai panni di sciantosa, in Amber trova una donna ormai matura cosciente di trovare in Vern il ricordo della gioventù fuggita ma pur cedendo con circospezione alla corte di Haskell, la donna finirà per dover fare un conti col proprio passato, guardando nell’abisso scavato dal proprio cinismo.
Potremmo quasi vedere una contrapposizione tra la (vecchia) cultura europea interpretata da Amber e il suo amante, ormai anche lui sul viale del tramonto, e la nuova cultura americana che si sta imponendo con la granitica determinazione di Vern.
Una pecurialità del film è la colonna sonora: The Legend of Chuck-A-Luck scandisce la vicenda con le sue strofe (il testo integrale potete trovarlo sulla pagina wikipedia del film. Oltre al valore integrante rispetto la trama, la bellezza del brano sta anche nel lato onomatopeico che ricorda il galoppo dei cavalli e tutto il film è scandito da ricerche o fughe a cavallo.
Il titolo del brano doveva essere anche il titolo del film ma venne poi cambiato dal produttore in Rancho Notorious, mi pare un rimando al celebre film di Hitchcock del 1948: in fondo anche qui abbiamo un infiltrato in una banda per scoprire intrighi e omicidi..
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