White Christmas
USA, 1954, Paramount
con Bing Crosby, Danny Kaye, Rosemary Clooney, Vera-Ellen, Dean Jagger, Mary Wickes, Anne Whitfield, Sig Ruman
regia di Michael Curtiz, Robert Alton (scene musicali)
Italia 1944: durante uno spettacolo natalizio per salutare l’amato generale Waverly, l’aspirante compositore/cantante Phil Davis salva la vita al più famoso Bob Wallace, nasce così una coppia artistica di grande successo. Dopo un decennio, Phil, stanco del perfezionismo stakanovista del socio, cerca in ogni modo di trovargli una ragazza. Il refrattario Bob ha un colpo di fulmine per Betty, una cantante che si esibisce con la sorella e che vengono provinate perché sorelle di un vecchio commilitone. Phil riesce a convincere l’amico a seguire le due ragazze in Vermont dove hanno una scrittura in un hotel che si scopre appartenere al vecchio generale Waverly. Sull’orlo del lastrico come albergatore, l’ufficiale vorrebbe tornare in servizio ma il rifiuto dell’alto comando lo lascia prostrato. Bob decide di sfruttare le sue conoscenze radiofoniche per realizzare una serata di beneficenza in favore di Waverly ma per un equivoco Betty crede che il cantante voglia sfruttare l’evento a scopo di lucro e lo lascia, scoperte le buone intenzioni del cantante torna a far parte dello show.
Melassa sentimentale e retorica militare per un classico natalizio creato ad arte per sfruttare i buoni sentimenti natalizi sfruttando il successo di una canzone, la White Christmas del titolo, che era un cavallo di battaglia di Bing Crosby dal 1941 ed infatti è la canzone di apertura dello spettacolo per le truppe del prologo e la canzone di chiusura del film ambientato in un allora probabilmente poco realistico Vermont senza neve che ovviamente cade la notte di Natale a riportar la gioia in ogni cuooor.
Che il film sia un un’opera furbetta lo si intuisce dalla trama molto esile che ricorda un po’, fatte le debite distinzioni, Cantando sotto la pioggia per la narrazione del dietro le quinte di una rivista, ma qui ci si limita a mettere insieme una serie di numeri slegati fra di loro perché non sapremo mai su cosa verte lo spettacolo; c'è poi una scipita storia d’amore che non decolla mai, colpa anche della legnosa zia di George Clooney, Rosemary Clooney dalla gran voce ma dal poco carisma scenico nonostante il taglio di capelli e un profilo alla Marilyn Monroe.
Più affiatata la coppia Vera-Ellen Danny Kaye protagonista del balletto più interessante, Choreography.
Il film, oltre ad essere un intramontabile classico natalizio è il primo girato in VistaVision, il formato panoramico della Paramount per rispondere al CinemaScope della 20th Century Fox, sviluppato l’anno precedente.
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