USA 2023, Warner Bros
con Margot Robbie, Ryan Gosling, America Ferrera, Kate McKinnon, Michael Cera, Ariana Greenblatt, Issa Rae, Rhea Perlman, Will Ferrell, Ana Cruz Kayne, Emma Mackey, Hari Nef, Alexandra Shipp, Kingsley Ben-Adir, Simu Liu, Ncuti Gatwa, Scott Evans, Jamie Demetriou, Connor Swindells, Sharon Rooney, Nicola Coughlan, Ritu Arya, Helen Mirren, Emerald Fennell, Dua Lipa
regia di Greta Gerwig
Un giorno a Barbieland, la zuccherosa terra delle Barbie, Barbie Stereotipo viene colta da pensieri di morte e si risveglia coi piedi piatti ed un inizio di cellulite. Viene chiesto consiglio a Barbie Stramba, emarginata ma di riconosciuta saggezza, che spiega a Barbie che i suoi guai nascono da una profonda connessione con la bambina che la possiede; invita quindi Barbie a recarsi nel mondo reale per aiutare la ragazzina e ripristinare l’ordine delle cose ma due cose vanno storte: Ken, da sempre innamorato di Barbie la segue nel suo viaggio e soprattutto il mondo reale non è la riproduzione perfetta di Barbieland dove ogni donna può essere ciò che vuole e addirittura la bambola che credeva di essere un simbolo di libertà femminile è vissuta come un modello inarrivabile che mette in crisi le bambine…
Pur divertendomi il film mi ha lasciato diverse perplessità ma ha innegabilmente spostato le categorie del pensiero oltrepassando la categoria del post- che pure è ben presente nella costruzione filmica: la citazione di 2001 è ormai abusata e l’ultima reinterpretazione, anche più originale è d quella di Everywhere Everything Everywhere All At Once e la conclusione (la morale?) del film è l’ennesima variazione sul tema di Pinocchio.
Non mi pare invece di essermi mai imbattuta in un film, soprattutto nato per essere un blockbuster, che sfrutti l’immaginario da cui deriva per criticarlo e non penso tanto all’assurdo CdA della Mattel tutto al maschile che si è impossessato del progetto di una donna snaturandolo, un’operazione simpatia a cui una multinazionale si presta senza problemi e che siamo tutti in grado di riconoscere; penso piuttosto a certi fermo immagine con il nome del prodotto accessorio che nel corso degli anni hanno costruito il mondo di Barbie: l’esaltazione di oggetti oggi di culto, più costosi della bambola che dovevano accessoriare, un’operazione bizzarra dentro un film che vorrebbe denunciare capitalismo e patriarcato, concetti saldamente connessi.
Indubbiamente Barbie punta più a stigmatizzare il patriarcato e anche qui succede un cortocircuito: a mio modesto parere il film non riesce ad essere mordace nella contrapposizione tra i sessi eppure il ruolo marginale dei Ken a Barbieland è il più commentato: davvero neppure in un mondo fantastico di bambole si può accettare il ruolo di appendice per un bambolotto sfigato per natura con cui nessun maschio avrebbe mai voluto giocare e pure le femmine preferivano fidanzare le loro Barbie con Big Jim e mo’? Sollevazione per la rappresentazione di un maschile con il solo ruolo decorativo? Segno che il nervo è più scoperto di quanto si credesse.
Non trovo ficccante la critica sul patriarcato per il buco di sceneggiatura per cui Ken torna dal mondo reale e riesce ad instaurare il patriarcato a Barbieland senza colpo ferire, con Barbie premio Nobel e altre forme di genialità ben contente di stare in bikini a cucinare per i maschi, questo lo trovo veramente offensivo.
Altra caduta il famoso monologo di Gloria che riesce a far tornare pensanti le Barbie imbesuite dal patriarcato: Gloria è interpretata da America Ferrara, famosa soprattutto per aver interpretato Ugly Betty, per uscire dal ruolo da allora è di una magrezza impressionante, far tenere a lei il discorso sull’impossibilità di essere donna è straniante, ribadisco siamo in una nuova categoria di pensiero dove vale tutto, mi sfugge se per superficialità o se si tratta di un’evoluzione del ragionamento così raffinata da superare sé stessa: mah!
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