USA, 1961, Columbia
con Oskar Homolka, Ronald Lewis, Audrey Dalton, Guy Rolfe, Vladimir Sokoloff, Erika Peters, Lorna Hanson
regia di William Castle
Sir Robert Cargrave, medico di fama nella Londra vittoriana, viene contattato da Maude Sardonicus, il grande amore della sua vita andata sposa a un barone dell'Europa centrale. Cargrave lascia tutto per recarsi in Gorslava, qui scopre la triste vita di Maude, sposata a un uomo crudele il cui viso è perennemente nascosto da una maschera. Il barone Sardonicus racconta al medico la sua storia, la causa sovrannaturale della smorfia che gli deturpa il volto. Quando le tecniche del medico falliscono, Sardonicus pretende che Cargrave usi su di lui delle tecniche sperimentali, minacciando di sfigurare Maude. Cargrave riesce a restituire il volto originale al barone e può finalmente lasciare il castello con Maude, ma poco prima che il treno parta Krull, il fido servitore di Sardonicus, richiama il medico al castello perchè il barone non riesce più ad aprire la bocca, Cargrave spiega che ha usato un placebo pertanto il blocco del barone è di carattere psicologico, ma Krull, memore delle vessazioni subite dal suo padrone, gli racconta una storia diversa.
William Caste, maestro degli horror di serie B, anche questa volta s'inventa una nuova trovata: come dice la locandina, Mr. Sardonicus è il primo film con presunto doppio finale scelto in base alla partecipazione -fittizia- del pubblico. Il regista appare in una brumosa notte londinese per introdurre il tema del film, i ghouls figure demoniache che si nutrono di cadaveri e il barone Sardonicus è una loro vittima o per lo meno vittima delle credenze legate a queste figure: le cause del suo ghigno sardonico (dall'espressione medica facies sardonica) sono dovute al fatto che l'uomo per riscuotere l'ingente vincita alla lotteria che gli permetterà di acquistare la baronia, deve disseppellire, su insistenza dell'avida prima moglie, il cadavere del padre dato che il biglietto è rimasto nel panciotto del genitore. L'esperienza traumatizza il giovane causandogli un'orrida smorfia perenne che ricorda il ghigno del teschio paterno. La smorfia in questione è l'elemento più risibile del film, un trucco visibilmente di plastica anche se vuole citare il tragico sorriso di Gwynplaine.
La trama è scorrevole, anche prevedibile, fino al sotto finale in cui torna in scena il regista: la vicenda di Sardonicus si è conclusa bene ma le sue malefatte, le donne torturate nel corso degli anni non meritano vendetta? Il regista si rivolge al pubblico chiedendo di votare con pollice verso se ritengono che Sardonicus debba scontare i suoi peccati o pollice alto se il barone merita di essere perdonato.
Ovviamente l'abile siparietto con la conta dei voti rivolgendosi direttamente al pubblico in sala si conclude con la condanna di Sardonicus e il finale è la parte più inquietante dell'intero film: il dottore spiega a Krull che la cura sperimentale era solo un placebo e che raccontandolo al barone, questi sarebbe riuscito a superare anche il blocco della mascella che altrimenti lo avrebbe portato a morire di stenti, ma Krull, che aveva perso un occhio per aver osato disobbedire al padrone assapora (letteralmente) la sua vendetta e dopo avergli detto di non aver raggiunto in tempo il treno su cui erano partiti Cargrave e Maude, inizia a degustare il sontuoso pasto del barone ormai conscio che non potrà più mangiare e bere in vita sua. Scena perfetta grazie alla bravura dell'attore che interpreta Krull, Oskar Homolka che, ricordiamo, era stato il protagonista di Sabotaggio (1936) di Hitchcock.
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