Nosferatu: Phantom der Nacht
Germania, 1979
con Klaus Kinski, Isabelle Adjani, Bruno Ganz, Roland Topor, Walter Ladengast, Dan Van Husen, Jan Groth, Carsten Bodinus, Martje Grohmann, Rijk de Gooyer, Clemens Scheitz, Lo van Hensbergen, John Leddy, Margiet van Hartingsveld, Jacques Dufilho
regia di Werner Herzog
L'agente immobiliare Jonathan Harker viene inviato in Transilvania per vedere un'immobile al conte Dracula, uno strano individuo che vive in un castello solitario che suscita il timore del popolino. Harker si ritrova quasi prigioniero del conte che lascia improvvisamente il castello quando vede una miniatura di Lucy, la moglie di Harker. L'uomo fugge dal castello ma riesce a raggiungere Wismar solo dopo che la nave di Dracula è già giunta in porto con il suo carico pestilenziale. Mentre la città sprofonda nella follia del contagio della peste nera, Lucy è l'unica a capire la vera natura di Dracula leggendo il testo sui vampiri che gli zingari hanno dato ad Harker come protezione. Lucy arriva a sacrificare la sua vita per fare in modo che la luce dell'alba distrugga il vampiro ma il suo sacrifico sarà inutile perché Jonathan è stato infettato durante il soggiorno nei Carpazi...
Il remake, o meglio l'omaggio, come preferisce definirlo l'autore, al capolavoro di Murnau riavvicina anche la versione cinematografica tedesca del 1921 al romanzo di Bram Stoker, riutilizzando i nomi originali del romanzo che Murnau non poteva usare non avendo pagato i diritti d'autore alla vedova dello scrittore, resta solo lo scambio tra i nomi di Mina e Lucy ma probabilmente era troppo forte il richiamo alla luce insito nel nome della donna che riesce a sedurre Dracula fino a fargli dimenticare la luce del sole.
Il personaggio interpretato da Isabelle Adjani è quello più fedele alla versione cinematografica del 1921: la recitazione stessa dell'attrice è esasperata come quella del cinema muto, un elemento che può risultare un po' ostico per chi non ama il cinema degli esordi.
Il tributo al film di Murnau continua anche nella desaturazione della fotografia, a volte arrivando quasi al bianco e nero con una sovrapposizione quasi perfetta tra le inquadrature originali e il remake.
L'illustratore francese Roland Topor, che interpreta Renfield ripropone molto bene lo spirito allucinato di Knock, il capo di Harker nel Nosferatu del 1921.
La fedeltà al romanzo e al film viene meno nella seconda parte della pellicola di Herzog: la minuzia con cui il regista espone i drammi della peste non sono presenti nelle opere originali: la follia di chi vuole vivere gli ultimi giorni nel piacere, dimentico dei guai del mondo, rimanda più all'immaginario medievale. Nosferatu, il principe della notte svela tutto il pessimismo dell'autore che utilizza i "fantasmi" (come dice il titolo originale) di mondi passati per una profonda critica alla società borghese disposta ad accettare anche un mostro come Dracula in nome del guadagno, non a caso la fotografia e i costumi, quando non citano Nosfeatu fanno riferimento alla pittura romantica tedesca e in particolare alla sua coda Biedermeier, stile che segna proprio il trionfo della vita borghese.
Se Dracula è un mostro laido e decadente che non suscita nessuna pietà, a parte la figura di Lucy, non si salva nessuno degli altri protagonisti, a poco serve il rigore scientifico di Van Helsing, impotente davanti all'epidemia che aggredisce la città e lo stesso Harker accetta la missione nei Carpazi "per poter comprare una casa più grande": il germe malefico di Dracula ha trovato un buon terreno dove attecchire e il film si chiude con Harker trasformato nell'erede di Dracula al galoppo sulla spiaggia deserta come un cavaliere dell'Apocalisse.
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