Die Ehe der Maria Braun
Germania, 1979
con Hanna Schygulla, Klaus Lowitsch, Ivan Desny, Gisela Uhlen, Elisabeth Trissenaar, Gottfried John, Hark Bohm, Georghe Byrd, Claus Holm, Günter Lamprecht, Volker Spengler, Christine Hoph De Loup, Michael Balhaus, Isolde Barth, Peter Berling
regia di Rainer Werner Fassbinder
Nel 1943 Maria sposa in tutta fretta il soldato Hermann Braun, prima che l'uomo parta per la guerra. Ben presto Hermann, dato per disperso, viene creduto morto così Maria per sopravvivere pratica la borsa nera e si esibisce nei night club per gli americani diventando l'amante di Bill, un soldato di colore. Hermann torna a casa sorprendendo la moglie con il nuovo amante, tra i due uomini nasce una colluttazione e Maria uccide il soldato americano per difendere il marito che si addossa la colpa e finisce in galera. Maria si lega ad Oswald un ricco industriale, grazie alle sue conoscenze con la lingua inglese Maria fa carriera nell'azienda dell'amante. Oswald intanto si accorda con Hermann perché lasci la Germania una volta scontata la sua pena. Quando l'industriale muore lascia a Maria tutti i suoi beni e Hermann finalmente torna da lei: ora Maria ha tutto, la ricchezza e l'amore ma una distrazione manda tutto all'aria...
Uno dei più noti film di Fassbinder che fu anche un successo commerciale, in cui il regista coniuga l'amore per il melodramma sirkiano con l'allegoria storico politica, come negli altri titoli della trilogia BRD, Lola (1981) e Veronika Voss del 1982 le protagoniste femminili incarnano vari aspetti della Germania post bellica; Il matrimonio di Maria Braun ha una collocazione storica ben precisa racchiusa tra due esplosioni: un bombardamento aereo del 1943 che fa saltare in aria il municipio dove i coniugi Braun si sono appena sposati e il 4 luglio del 1954, anno della vittoria tedesca al mondiale di calcio tenuto in Svizzera: la telecronaca della partita scandisce gli ultimi minuti del film che preludono alla concretizzazione dell'amore tra i due coniugi che in dieci anni di matrimonio non hanno mai avuto occasione di stare insieme, eppure quel matrimonio frettoloso con un uomo semisconosciuto rappresentano l'ideale amoroso di Maria, l'ancora salvifica che giustifica il suo scendere a patti con la vita, fino ad uccidere un uomo che era sempre stato più che gentile con lei solo per salvare la sua idea borghese di matrimonio. Hermann non è tanto l'amore quanto il simbolo di una rispettabilità che Maria pensa di non aver mai perso perché ha sacrificato tutto proprio per salvarla.
L'ipocrisia o forse l'illusione di Maria sono la metafora del primo decennio post bellico della Germania che mette da parte un passato scomodo per ritrovare un potere economico, alcuni discorsi politici via radio fanno da sottofondo alle vicende di Maria, al suo enorme sforzo di volontà per risorgere mandato in fumo da una distrazione, dimenticare aperto un fornello del gas: ironicamente a tradirla è proprio la bella villa, simbolo della ritrovata stabilità economica e sociale.
Lo stile personale di Fassbinder, che si ritaglia il cameo del trafficante di borsa nera, si esalta nel completo irrealismo della messa in scena e della fotografia: i colori accesi antitetici allo scenario di macerie e rovine che caratterizzano soprattutto la prima parte del film. Bella la costruzione dell'immagine che presenta spesso griglie, sbarre a simboleggiare il percorso obbligato di Maria in quello che ritiene essere il suo cammino verso la libertà.
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