La Traversée de Paris
Francia 1956
con Jean Gabin, Bourvil, Jeannette Batti, Georgette Anys, Robert Arnoux, Monette Dinay, Louis de Funès, Myno Burney
regia di Claude Autant-Lara
Nella Parigi occupata dai nazisti, l'ex tassista Marcel Martin tira a campare facendo la borsa nera. La notte in cui deve attraversare Parigi con un maiale macellato di nascosto e stipato in quattro valige, il suo complice non si presenta all'appuntamento perchè è stato arrestato. Martin accetta l'aiuto di uno sconosciuto, tale Grandgil solo perché crede sia uno spasimente della moglie e preferisce controllarlo. Tra mille peripezie, cani che inseguono le valigie dal succulento odorino, ronde da evitare, bombardamenti, Martin scoprirà che l'estroso compagno è in realtà un pittore di successo che ha deciso di seguirlo per provare il brivido del rischio. Catturati dai tedeschi, Grandgil viene riconosciuto dall'ufficiale che ammira il suo lavoro, il pittore vorrebbe intercedere anche per il compagno ma non fa in tempo e Martin viene spedito in un campo di prigionia, si ricontreranno casualmente alcuni anni dopo: l'artista azzimato sale su un treno e nel facchino riconosce il vecchio compagno di una notte di avventure.
Il regista Autant-Lara s'ispira all'omonimo racconto di Marcel Aymé ma ne sfuma i toni tragici in una commedia cinica e amara: nel racconto Martin uccide il ricco pittore mettendo in scena uno scontro di classe mentre nel film i due compagni di avventura diventano quasi amici e il regista preferisce sottolineare cinicamente l'ineluttabilità del destino, anche nei momenti più drammatici della Storia c'è chi può permettersi di giocare con la sorte e chi è predestinato al ruolo di vittima.
Il film fece piuttosto scalpore all'epoca perché mostra un lato piuttosto inconsueto della Francia sotto l'occupazione nazista: non c'è nessun atto eroico solo un popolo rassegnato e affamato che cerca di sopravvivere, ogni incontro dei due protagonisti è con personaggi che pensano solo alla propria sopravvivenza, anche la ragazza che sogna di aiutare dei sovversivi non si scompone quando scopre che i due fuggitivi che ha nascosto nell'androne stanno praticando la borsa nera.
Persino Jean Gabin recita in un ruolo insolito: l'attore simbolo del cinema del Fronte Popolare ha spesso vestito i panni dell'omicida o del fuorilegge ma le sue gesta erano giustificate dal fato avverso o da una legge morale superiore a quella umana, ne La traversata di Parigi è una simpatica canaglia che agisce per noia, la certezza di essere un privilegiato sta alla base del suo atteggiamento sbruffone che spesso rischia di far scoprire lui e il compagno fino alla cattura quando ormai sono arrivati a destinazione. Anche il suo tentativo di far scarcerare Martin nasce da un impulso di amicizia per l'avventura che li ha legati, certamente una buona azione ma la superficialità dell'artista resta evidente.
Il film fu girato ricostruendo gran parte degli esterni parigini in studio, fondamentalmente per questioni di budget comunque l'effetto è notevole: una Parigi appena accennata che emerge a fatica dal nero più cupo, metafora del momento più buio della sua storia recente.
Commenti