USA 2022, Warner Bros
con Austin Butler, Tom Hanks, Helen Thomson, Richard Roxburgh, Olivia DeJonge, Luke Bracey, David Wenham, Kelvin Harrison Jr., Xavier Samuel, Kodi Smit-McPhee, Dacre Montgomery, Leon Ford, Kate Mulvany, Jay Chaydon, Charles Grounds, Josh McConville
regia di Baz Luhrmann
La parabola di Elvis Presley dagli esordi per una etichetta locale di Memphis al successo interplanetario, dal sogno di una carriera hollywoodiana alla Jimmy Dean agli ultimi anni nella prigione durata dei resort di Las Vegas raccontata dal Colonnello Parker, misterioso imbonitore socio al 50% del re del rock'n'roll.
Confesso di avere una conoscenza superficiale della vita di Elvis Presley, conosco le canzoni più celebri, il legame indissolubile con Las Vegas e la rovinosa caduta nelle dipendenze che lo ha portato a una morte prematura imbolsito e sfatto. L'unica curiosità che sapevo è che il cantante nasce biondo e il nero corvino dei capelli è dovuto alla tintura, dettaglio rispettato nei flash back sull'infanzia povera dell'artista.
Ovviamente nulla sapevo del misterioso manager, l'imbonitore di origine olandese emigrato illegalmente negli USA riuscendo a spacciarsi per decenni come un ex ufficiale dell'esercito diventando noto come il Colonnello Tom Parker: se ci si ferma a riflettere, il fatto che la più grande stella del rock fosse in mano a un personaggio così ambiguo, suona veramente bizzarro e proprio sul mefistofelico rapporto tra il Colonnello e la sua creatura, Luhrmann incentra il film trasformando il biopic sul cantante in una favola nera sul successo di massa tipico della seconda metà del XX secolo venandolo di reminiscenze faustiane: il trucco caricaturale di Tom Hanks, il patto sulla ruota panoramica, i vari e fallimentari tentativi del cantante di liberarsi del suo ingombrante manager che ben presto ne ha svenduto la carriera per il proprio tornaconto personale.
Con la sua solita cifra stilistica barocca il regista australiano realizza un film vorticoso caratterizzato dall'uso dello split screen e di immagini di repertorio di vario genere, che trascina lo spettatore nel mondo di Elvis lasciandogli molte suggestioni e ben poche risposte: il rapporto con i cantanti di colore, il suo gruppo di fedelissimi amici e parenti, il legame fortissimo con la famiglia, sia quella d'origine che con la moglie Priscilla e la figlia Lisa Marie, sono tutti elementi, forse poco approfonditi, ma mostrati nei loro aspetti ambivalenti, nell'impatto sia negativo che positivo sulla parabola della prima grande rock star, che ancora oggi conserva alcuni primati artistici e mediatici mai più raggiunti.
In fondo però, più che il giudizio sul cantante, sicuramente molto amato dall'autore, è più interessante il rapporto ambivalente di Elvis con il suo manager, imbonitore da fiera, non dimentichiamolo mai, un personaggio che potrebbe essere uscito da La fiera delle Illusioni di Guillermo del Toro, talmente camaleontico da essere l'alter ego del cantante e del pubblico adorante che divora il suo idolo.
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