Italia 1953, Lux
con May Britt, Marc Lawrence, Renato Salvatori, Barbara Florian, Umberto Spadaro, Guido Celano, Ignazio Balsamo, Joop van Hulsen, Domenico Serra, Marga Cella, Amedeo Deiana, Gianni De Montero, Alberto Sorrentino, Gianni Luda, Pina Piovani, Ettore Jannetti, Felice Minotti, Ubaldo Lay, Piero Capanna, Umberto Aquilino, Silvio Bagolini
regia di Mario Soldati
Una carovana di zingari trova un uomo stremato, Sam, con una bambina e li accoglie offrendogli di lavorare con loro. Sam mette una particolare attenzione nel coltivare le abilità cavallerizze e spadaccine della bambina, il perché verrà rivelato dall'uomo in punto di morte dopo aver aiutato la ragazza a salvare la figlia del governatore dall'attacco dei briganti. Jolanda scopre così di essere la figlia del Corsaro Nero, unica erede dei suoi beni usurpati da Van Guld, ora conte di Medina e governatore di Maracaibo. La ragazza ritrova Ben Stiller e Agonia, fedeli compagni del padre e con loro chiede l'aiuto degli altri pirati per ottenere la sua vendetta. Il pirata Morgan che ora combatte sotto la bandiera inglese, accetta di aiutare Jolanda di cui s'innamora a prima vista il figlio Ralf. Van Gould con uno stratagemma politico riesce a far recedere Morgan dall'intento e a condannare a morte tutta la Filibusta. Jolanda allora usa il suo ascendente su Consuelo che l'aveva scambiata per un ragazzo, per rapirla e ricattare così Van Gould ma viene catturata e viene scoperta la sua vera identità, Morgan però la salva e mentre Van Gould finisce su una nave di lebbrosi, Jolanda ritrova il tesoro di famiglia e l'amore di Ralf.
Jolanda, la figlia del Corsaro Nero tratto dall'omonimo romanzo di Salgari, è il film più famoso sui corsari della cinematografia italiana, diretto da Mario Soldati che lo girò in contemporanea con I tre corsari. La fama la deve probabilmente al gioco sull'identità sessuale della protagonista cresciuta come un maschio e scambiata per un ragazzo sia dai nemici che dalla romantica Consuelo, giocando ironicamente sul classico topos salgariano dell'amore tra l'eroe e la figlia/protetta del suo acerrimo nemico.
Purtroppo il film è invecchiato male e anche i tocchi ironici e pruriginosi oggi sono più che risibili: quando Jolanda viene catturata viene legata con catene che s'incrociano sul petto e già da lì non capire che fosse una ragazza risulta poco credibile, viene frustata prima sul petto e la macchina da presa si sposta su una statua di Cristo incatenato come la protagonista su cui si riflettono le ombre della fustigazione e ancora il vilain non capisce il sesso del nemico, solo dopo averla fatta frustare sulla schiena e strattonando la camicia lacerata che lascia intravedere un seno della protagonista scopre la vera identità di Jolanda: probabilmente ai tempi tutta questa costruzione parodiava scene di film di cappa e spada oggi risulta poco credibile e noiosa.
Il film segna il debutto dell'attrice svedese May Britt, lanciata come la nuova Garbo, l'attrice ebbe poi anche una carriera americana e fece scalpore il suo matrimonio con Sammy Davis Jr. in un'epoca in cui i matrimoni interraziali erano proibiti negli USA. Pur celando dietro un ironico quanto algido sorriso la propria identità femminile, la Britt è ben lontana dall'ambiguità della Garbo ma per un film a basso costo italiano l'esordiente è stata più che perfetta, flirtando discretamente con la svenevole Consuelo e subentrando nelle mosse finali delle scene di cappa e spada, anche questo un modo per rileggere ironicamente il genere.
La scena che mi è veramente piaciuta è quella in cui il conte di Medina scopre di essere sulla nave dei lebbrosi: le atmosfere e il trucco delle comparse si fanno gotiche, genere più consono al cinema italiano e anche ai miei gusti personali.
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