Italia 1963, Cinelux
con Marcello Mastroianni, Bernard Blier, Folco Lulli, Annie Girardot, Renato Salvatori, François Périer, Mario Pisu, Piero Lulli, Vittorio Sanipoli, Bruno Scipioni, Pippo Starnazza, Giampiero Albertini, Gabriella Giorgelli, Raffaella Carrà, Giulio Bosetti, Kenneth Kove, Franco Ciolli
regia di Mario Monicelli
Torino fine '800: l'ennesimo incidente in una fabbrica tessile scatena il malcontento degli operai costretti a lavorare 15 ore al giorno, l'incontro fortuito con il professore Sinigaglia, sovversivo fuggito da Genova porta gli operai ad organizzare uno sciopero che dura trenta giorni e finirà nel sangue con la morte del giovane Omero
Film molto amato dall'autore che lo preferiva a La Grande Guerra, I compagni non ebbe grande riscontro in Italia e basta vedere il film per notare l'attualità di molti dialoghi e situazioni di lavoratori sfruttati e sottopagati.
La pellicola è un film corale che, con il solito spirito dissacrante di Monicelli, racconta la presa di coscienza della classe lavoratrice: i primi primi tentativi falliti di dissenso (la sirena di fine lavoro suonata un'ora prima del solito) l'organizzazione dello sciopero, i rapporti che si creano tra i vari protagonisti, comprese le storie d'amore: Adele, la figlia di Pautasso finito sotto il treno per fermare i "Krumiri" disoccupati fatti arrivare da Saluzzo s'innamora di Raoul, svagato sciupafemmine che la convivenza forzata con il professore trasforma suo malgrado in un espatriato, Bianca la sorella di Omero, s'innamora del soldato conosciuto durante una distribuzione di minestra per i poveri, soldato che si troverà in prima linea durante l'attacco ai manifestanti in cui muore Omero. La prostituta Niobe, figlia disconosciuta di un operaio s'invaghisce del bizzarro professore e lo accoglie in casa.
L'ambientazione di fine '800 permette di smorzare i toni drammatici del film con scene mutuate dalle comiche d'inizio secolo. molte situazioni, soprattutto negli scontri con quelli di Saluzzo rimandano alle battaglie da torte in faccia anche se qui finisce con la tragedia di Pautasso investito da un treno in transito.
Anche la svagatezza del professore, il suo arrivo fortuito da un un treno su cui ha viaggiato abusivamente rimanda a Chaplin e Buster Keaton ma di sicuro, i suoi modi impacciati in contrasto con l'eloquio convincente, il suo giocare con gli occhiali sono stati d'ispirazione per il Professore più famoso di questi ultimi anni, quello de La casa di carta.
Interessante e forse tristemente profetico il finale: mentre Bianca (una brava Raffaella Carrà) piange il fratello morto, unico sostegno della famiglia, il professore, prima di essere portato via dalle guardie, cerca disperatamente i suoi occhiali: una miopia dell'intellighenzia che, anche quando condivide la fame degli operai non può comprendere totalmente le ragioni?
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