Italia 1964
con Eva Bartok, Cameron Mitchell, Dante Di Paolo, Thomas Reiner, Claude Dantes, Harriet Medin, Mary Arden, Arianna Gorini, Franco Ressel, Luciano Pigozzi, Massimo Righi, Giuliano Raffaelli, Francesca Ungaro, Enzo Cerusico, Mara Carmosino, Nadia Anty, Lea Kruger, Heidi Stroh
regia di Mario Bava
Una modella viene brutalmente uccisa, la polizia concentra da subito le indagini sulla casa di moda in cui lavorava la ragazza: dai colleghi agli uomini che intrattenevano relazioni con le varie modelle. Nicole, un'altra modella dell'atelier, trova il diario della ragazza uccisa e si confida con Franco, antiquario cocainomane che aveva una relazione sia con Nicole che con Isabella. Attirata nello showroom dell'antiquario da una falsa telefonata anche Nicole viene brutalmente uccisa, intanto il diario è stato trafugato da un'altra modella, Peggy che lo brucia ma viene sorpresa dall'assassino che la tortura ferocemente fino ad ucciderla. L'ispettore Silvestri trattiene in commissariato tutti gli uomini coinvolti nel caso ma quella notte viene assassinata un'altra modella scagionando così tutti i probabili sospetti: i killer infatti sono due, una coppia di diabolici amanti che finirà per uccidersi a vicenda.
Non pago di aver codificato il gotico italiano con il capolavoro La maschera del demonio, il sottovalutatissimo Mario Bava nel 1964 codifica anche il giallo all'italiana genere che spopolerà negli anni '70 e che decreterà la fama di Dario Argento.
Se Sei donne per l'assassino fu molto criticato all'uscita per la ferocia della rappresentazione della violenza, il film porta in scena gli elementi che diventeranno classici nei thriller della decade successiva: la violenza delle uccisioni, il dettaglio di matrice hitchcockiana, nello specifico di questo film la borsa di Isabella che contiene il suo diario, unico oggetto di attenzione dei lavoranti dell'atelier durante la sfilata di moda ma a passare nel cinema successivo è l'assassino seriale mascherato e dalla mano immancabilmente guantata di nero che brandisce un arma affilata.
Il passaggio dal gotico al giallo avviene in modo quasi naturale nella filmografia di Bava: l'apertura sull'insegna della Maison divelta dal vento ha ancora un gusto gotico, le luci innaturali del film e la violenza sadica erano già presenti nel film precedente La frusta e il corpo; Sei donne per l'assassino aggiunge l'idea della serialità, non tanto nella psicologia del killer ma nel concetto di replicabilità tanto caro alla nascente Pop art: l'ennesimo step per sottolineare la violenza è replicarla all'infinito, trasformando i corpi in oggetti non a caso l'ambientazione è in una casa di moda dove le donne sono delle mannequin e il gioco da semantico diventa visivo fin dai titoli di testa dove ogni personaggio appare accanto a un manichino.
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