Nightmare Alley
con Bradley Cooper, Cate Blanchett, Rooney Mara, Toni Collette, Willem Dafoe, David Strathairn, Ron Perlman, Holt McCallany, Jim Beaver, Richard Jenkins, Mark Povinelli
regia di Guillermo del Toro
Dopo la morte del padre, Stanton Carlisle brucia la casa di famiglia e lascia il Midwest in cerca di fortuna. La trova in un luna park dove inizia come semplice manovale. La prima a notare Stan è la chiaroveggente Madame Zeena, Stan va a vivere con lei e il marito, Pete ex mentalista ormai alcolizzato e nemmeno più in grado di aiutare la moglie nei suoi trucchi. Stan è affascinato da Pete e ascolta avidamente tutti i racconti del glorioso passato, cercando di carpirne i segreti e grazie ad essi riuscirà a salvare il luna park dallo sceriffo che vorrebbe farlo chiudere. Intanto Stan si è innamorato di Molly e le propone di fuggire con lui. Due anni dopo Stan è un mentalista di successo ma una sera rischia di essere smascherato da una psichiatra, Lilith Ritter, accompagnata da un suo paziente, il giudice Kimball. Nonostante il loro incontro sia stato burrascoso, Carlisle e la Ritter si alleano e riferendogli le registrazioni delle sedute, Lilith aiuta Stan a rendere credibili i messaggi del figlio morto in guerra per i coniugi Kimball. Il successo della truffa porta molto denaro ai due truffatori e un'apparente serenità per i Kimball, un loro facoltoso quanto infido amico, Ezra Grindle, richiede l'aiuto di Stanton per mettersi in contatto con l'amante mai dimenticata di cui Grindle ha causato la morte. Lilith si rifiuta di aiutare il mentalista ma Stanton trafuga i suoi nastri e coinvolge Molly, molto somigliante alla donna morta più di trent'anni prima, nella presunta materializzazione del fantasma di Dori. La messinscena non funziona e per fuggire Stanton uccide Grindle e la sua guardia del corpo. Lilith si svela per l'opportunista che è sempre stata e cerca di far arrestare Stanton che lascia la città nascondendosi in un carro bestiame e torna a cercare lavoro in un luna park più squallido di quello in cui ha iniziato accentando il ruolo più infimo che il settore possa offrire.
Guillermo del Toro continua l'opera di rivitalizzazione di classici cinematografici del passato così ben riuscita ne La forma dell'acqua. Questa volta non tocca a un classico della sci-fi ma a un noir di scarso successo dal finale (ovviamente happy end) rimontato dalla major che già aveva faticato ad accettare che una stella come Tyrone Power volesse interpretare un personaggio sgradevole come Stanton Carlisle, anche il pubblico non gradì il tentativo dell'attore di smarcarsi dai soliti ruoli romantici e positivi e il film è finito nel dimenticatoio pur essendo tratto da un romanzo di grande spessore, unica opera degna di nota di William Lindsay Gresham, romanziere dalla vita piuttosto travagliata.
Pur rimanendo piuttosto fedele al romanzo e al film originale, Guillermo del Toro coglie l'occasione per far rivivere il genere noir, creando tutta una serie di situazioni classiche del genere più in voga nei secondi anni'40: certe pose di Stanton mollemente appoggiato mentre fuma la sigaretta sono identificative del loser anni 40, la contrapposizione femminile della compagna comprensiva vesus il modello raffinato e crudele della dark lady, la fuga dai poliziotti, il treno merci come mezzo di trasporto privilegiato dei barboni e ovviamente la sconfitta definitiva a un passo dal successo dettata da un dettaglio insignificante e casuale che manda in frantumi il riscatto del protagonista.
C'è poi il mondo del lunapark, una comunità a sè stante con le sue regole come ci ha insegnato Freaks di Tod Browning e finché Stanton si muove nel mondo, anche illecito ma ben definito delle magie da fiera tutto funziona, quando si sposta nell'ambito dello spiritismo il successo viene meno: ci sono emozioni dell'animo umano di cui non ci si può prendere gioco pena la vendetta crudele degli dei, del fato o come volete chiamare quell'essenza bizzarra e sardonica che regola il destino umano e che nel film ha le sembianze di Enoch, un feto malformato dal terzo occhio che torna nel finale del film a chiedere conto a Stanton delle sue azioni.
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