The Ape Man
USA 1943
con Bela Lugosi, Louise Currie, Wallace Ford, Henry Hall, Minerva Urecal, Emil Van Horn, J. Farrell MacDonald, Wheeler Oakman, Ralph Littlefield
regia di William Beaudine
Il dottor James Brewster è scomparso: questa la notizia che attende la sorella Agatha, studiosa del paranormale di ritorno da un viaggio in Europa alla ricerca di castelli infestati. Il dottor Randall, collaboratore di Brewster, confida ad Agatha che il fratello, avendo voluto provare su di sé un ritrovato da lui scoperto, si trova in uno stato ibrido tra uomo e scimmia e si è rifugiato nel suo laboratorio segreto nella speranza di trovare un antidoto. Secondo Brewster solo l'iniezione di midollo umano può salvarlo dal suo stato ma Randall si rifiuta di aiutarlo perché per procurarsi il midollo, i cui effetti non sono certi, dovrebbe uccidere il donatore. James Brewster, con l'aiuto del fedele gorilla, si mette ad uccidere per ottenere l'antidoto che lo riporta allo stato umano per brevissimo tempo...
Ennesima figura di mad doctor che sperimenta in prima persona i propri intrugli: questa volta non ci si prende neppure la briga di spiegare che genere di ricerca Brewster stia compiendo, a conferma che siamo di fronte a un mediocre b movie girato in una quindicina di giorni.
Tutto scorre su binari assai rodati e la noia è in agguato anche se mi è sembrato di intravedere una latente propaganda bellica contro il nazismo quando Randall cerca di spiegare al collega che non può sacrificare delle vite umane senza neppure sapere se l'esito sarà efficace e la risposta di Brewster verte solo sull'importanza della sua vita, indifferente al sacrificio altrui.
Qualche vago richiamo a I delitti della Rue Morgue di Edgar Allan Poe quando nella mano della prima vittima, il maggiordomo di Randall, vengono ritrovati dei ciuffi di pelo scimmiesco.
Il trucco di Bela Lugosi è un po' risibile ma è chiaramente spunto per il trucco de Il pianeta delle scimmie del 1968.
Altro classico tirato in ballo è il topos della bella e la bestia: quando Brewster vuole uccidere la bella fotografa per procurarsi il midollo, lo scimmione complice si ribella e uccide lo scienzato.
Di particolare c'è la cornice del film: uno strano personaggio che in alcuni momenti fa da raccordo tra i punti della storia, sbircia nello scantinato laboratorio di villa Brewster e alla fine rivela di essere l'inventore della storia: un elemento quasi surreale, certamente atipico nel genere horror, anche quando è mischiato ai toni comici.
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