Italia, 1936
con Silvana Jachino, Maria Denis, Antonio Centa, Olivia Fried, Laura Nucci, Giorgio Bianchi, Livio Pavanelli, Carlo Fontana, Fausto Guerzoni, Nicola Maldacea, Gemma Bolognesi, Nino Marchetti, Gino Viotti, Oreste Bilancia
regia di Gustav Machatý
La vita di un gruppo di ballerine della Scala: il vecchio direttore vorrebbe licenziare la prima ballerina per i suoi capricci e sostituirla con la sua protetta, Fanny. Durante l'ennesimo litigio il direttore muore. Il giornalista con cui aveva una tresca la prima ballerina si avvicina a Fanny e tra i due scoppia l'amore. Una ballerina di fila, Gina preferisce darsi ai cafe chantant e diventa la mantenuta di un ricco industriale e grazie a lui fa in modo che la carriera di Fanny abbia successo facendole incontrare la signora Alexa, grande ballerina ora produttrice di spettacoli. Mario, il fidanzato giornalista pretende che con il matrimonio Fany lasci la carriera. La ragazza sarebbe anche pronta al sacrificio ma per ripicca non cede e i due si lasciano. Intanto il ricco industriale lascia la città per motivi di lavoro, la partenza è improvvisa e la lettera che avvertiva Gina va perduta, la donna è cacciata dal grande albergo e divide l'appartamento con Fanny non perdendo l'abitudine di trovarsi ricchi amanti, Fanny costretta a stare fuori casa per lasciar spazio all'amica, ripensa con rimpianto alla sua scelta sentimentale.
Tentativo malriuscito di dare lustro internazionale alla cinematografia di regime: molti furono i registi internazionali
che negli anni'30 furono accolti dal cinema italiano questa volta tocca al ceco Gustav Machatý, l'autore dello scandaloso Estasi celebre per il nudo integrale di Hedy Kiesler, la futura Hedy Lamarr.
Il tema di Ballerine è in fondo ancora attuale (purtroppo) il dilemma di una donna divisa tra la carriera e l'amore, il finale aperto con Fanny che viene colta dalla malinconia per l'amato in una solitaria sera di pioggia riascoltando la canzone del loro amore è anche passabile a il resto del film è infarcito di luoghi comuni: la diva capricciosa che dopo la morte del vecchio direttore rende la vita impossibile a Fanny costretta a cercar fortuna al di fuori della Scala. Fanny è una giovinetta pura e di buon cuore, scrupolosa allieva del maestro che la considera una figlia, nelle pause va nei sotterranei
del teatro per nutrire una gatta coi cuccioli. Ovviamente il giornalista Mario non può che innamorarsi di lei quando si reca al teatro per scrivere della orte del direttore, un amore serio non un'avventura coe con la Sandri, ragion per cui si crede in diritto di chiedere alla futura moglie di lasciare la promettente carriera, solo uno stupido bisticcio da innamorati impedirà che Fanny si sacrifichi per l'amore coniugale.
In concorso alla 4ª Mostra del Cinema di Venezia, Ballerine fu giudicato melenso già dalla critica del tempo, l'unico motivo d'interesse per vederlo oggi è cercare di capire lo spirito d'internazionalizzazione del cinema italiano d'epoca. Il modello era sicuramente il cinema pre code americano: le ballerine sono mostrate spesso in pagliaccetto anche se c'è troppo punto smock sulle scollature per competere con la lingerie d'oltre oceano. Il personaggio di Gina è ricalcato sulla Jean Harlow di Pranzo alle otto perennemente a letto con vestaglie dai grandi colli di pelliccia ma nell'autarchica Italia degli anni '30 la pigrizia non paga e il messaggio di arrivederci con allegata disponibilità finanziaria va perso e la povera Gina è costretta ad abbassare il suo tenore di vita e perdersi con amanti di ben più basso profilo.
Con lo strabismo internazionale che ci contraddistingue (all'epoca anche per chiari motivi politici) si cerca digitare non solo l'America a anche la Germania ed ecco che i costui dello spettacolo allestito da Alexa (una sosia Marlene Dietrich per altro) richiama lo stile geometrico del Bauhaus.
Lo stile di Machaty si bilancia tra virtuosismi tecnici e i primi piani delle tante dive recenti nel cast.
Commenti