The damned
Italia 1982
con Beba Loncar, Jean-Pierre Aumont, Annarita Grapputo, George Ardisson, Paul Theisheid, Antonio Campa, Fausto Lombardi, Ileana Fraja
regia di Carlo Ausino
Torino, 1955, I proprietari di una grande villa sulle colline torinesi muoiono misteriosamente; dopo più di 20 anni lo studio notarile che si occupa della successione contatta gli eredi, figli delle vittime. I tre ragazzi, due fratelli, Bruno e Tony, e la cugina Elisa, erediteranno un'ingente fortuna a patto che vivano tutti nella villa, per sempre, senza cederne mai la proprietà. I quattro ragazzi (uno di loro è sposato) si trasferiscono nella magione ma subito le cose precipitano e la prima a morire è Sonia, la moglie di Bruno...
Uno dei capitoli finali della stagione giallo-horror italiana, firmato da Carlo Ausino, regista di b movie a basso costo che ha firmato nemmeno una decina di pellicole, spesso considerato l'Ed Wood italiano e La villa delle anime maledette è la dimostrazione di questo accostamento.
Il film gioca sul tema delle case maledette; la sequenza più interessante è quella dei due operai di un'impresa di pulizia che vanno sistemare la villa prima che ci si trasferiscano i nuovi eredi, uno è anziano e si ricorda i tragici fatti del 1955, raccontati nel prologo d'apertura del film, per cui è restio ad andare a lavorare nella villa abbandonata da 20 anni, l'altro più giovane è quello che avrà delle allucinazioni spaventose e i due operai saran ben felici di lasciare l'immobile prima del tramonto.
I tre eredi hanno vissuto lontano da Torino e separati tra loro, anche i due fratelli. Elisa ha vissuto a Parigi ed è entrata in contatto con il mondo del paranormale attraverso il quale la madre la invita a tenersi lontano da Torino ma nella scena seguente la ragazza è già in città, la prima a rispondere all'invito dello studio notarile.
Anche i notai da subito si rivelano ambigui; la loro segretaria di fiducia Marta, dice di non ricordare la pratica e uno dei due soci, Casati, l'apostrofa malamente. Marta ha avuto una relazione con l'altro socio Ugo Ressia e lo convince a indagare sulla strana pratica, soprattutto dopo la morte di Sonia.
L'atmosfera opprimente della casa da subito avvolge i ragazzi. il desiderio di Bruno di avere un figlio diventa un'ossessione (non sa di non poter procreare) e nemmeno seppellita la moglie cerca di sedurre la cugina, scatenando le ire del fratello.
Sempre con l'aiuto ultraterreno della madre Elisa capisce la situazione, un po' meno lo spettatore: la villa da trecento anni è di proprietà di una famiglia atea, la maledizione che grava su di loro non ha nessuna spiegazione, forse nasce dal fatto di accoppiarsi tra consanguinei ma non viene dato nessun chiarimento.
Se la lettura sovrannaturale è insoddifacente, la spiegazione del giallo non è poi più gratificante: ad orchestrare tutto c'è il notaio Casati: desiderio di appropriarsi di una ricchissima eredità? Molto probabile ma potrebbe anche lui far parte della stirpe maledetta: ambigue e malfatte inquadrature lasciarebbero intendere che sarebbe il doppio dell'inquietante maggiordomo, altro personaggio il cui senso nella storia è poco chiaro.
La trama non spicca di originalità ma sono le conclusioni raffazzonate a deludere: nessuna spiegazione della maledizione e incomprensibile il motivo per cui Elisa resti da sola nella villa per il resto della vita (la conclusione è nel futuro) per vegliare sul cimitero degli antenati che si trova nel parco e assicurarsi della fine della stirpe. Se l'intento del film è quello di giocare con le atmosfere sospese e il non detto, fallisce in pieno: non basta che gli omicidi siano sempre fuori inquadratura come anche le allusioni sessuali: ridicola la scena del misterioso incontro sotto le coperte di Elisa!
Il film è l'ultimo girato dall'attrice di origine jugoslava Beba Loncar, che interpreta Marta, la segretaria che ha un ruolo risolutivo nel salvare la situazione.
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