The Wind and the Lion
USA 1975 MGM
con Sean Connery, Candice Bergen, Brian Keith, John Huston, Geoffrey Lewis, Steve Kanaly, Vladek Sheybal, Nadim Sawalha, Roy Jenson, Deborah Baxter, Darrell Fetty, Jack Cooley, Chris Aller
regia di John Milius
Marocco 1904: il principe berbero Mulay Ahmad al-Raysuni rapisce una ricca vedova americana e i suoi bambini per mettere nelle pesti il fratello pascià e il nipote sultano che stanno svendendo il Marocco alle potenze europee, attirando l'attenzione della nascente superpotenza americana guidata da Teddy Roosevelt. Eden Pedecaris si rivela una prigioniera abbastanza complicata che non teme di tener testa al capo dei berberi, anche a scacchi, ben presto si crea un rapporto di stima e quando il Raisuli viene catturato dai tedeschi mentre riconsegna la sua preda, Eden arriva a sfidare l'esercito americano perché si schieri a favore del principe...
Il film s'ispira a una storia vera: il Raysuli è un personaggio veramente esistito, una figura controversa tra il predone e l'eroe nazionale indipendentista e vero è il rapimento ma di un un facoltoso americano di origine greca, Ion Perdicaris.
Nel film il rapito si trasforma in una bellissima e volitiva vedova e la passione tra il seducente principe berbero (Sean Connery!) e l'indomita americana è latente dal primo sguardo tra i due. Il film propone quindi il classico gioco della guerra dei sessi, lascito della commedia anni '30 e caratteristico di tutti i film d'avventura anni '80 da Indiana Jones al dittico All'inseguimento della pietra verde e Il gioiello del Nilo.
Lo scontro reale però, a cui allude anche il titolo della pellicola, è quello tra il Raysuli e il presidente americano Roosevelt, due uomini apparentemente agli antipodi ma che hanno il medesimo concetto di pragmatismo e lealtà nello scontro con l'avversario, non a caso ci sono molti montaggi paralleli che sottolineano questo dialogo a distanza: il berbero è un uomo sopravvissuto alla sua epoca, costretto a confrontarsi con un mondo nuovo dove lo scontro non è più vis a vis con il nemico ma attraverso armi sempre più potenti che spersonalizzano "il gusto" della battaglia trasformandola in bieca macelleria; il presidente della nuova potenza che si affaccia sullo scacchiere mondiale è un grande affabulatore, diviso tra la modernità della costruzione del Canale di Panama e i vecchi valori condivisi anche da il Raysuli. Il predone osserva la fine della sua era con una risata sotto lo sguardo ammirato del piccolo Wiliam Pedecaris, mentre il capo della potenza più moderna è intriso di malinconia, osservato dalla figlia Alice.
Il vento e il leone è una produzione grandiosa e ambiziosa, con un grande cast dove, oltre ai due fascinosi protagonisti, è da notare la prova di Brian Keith nei panni di Theodore Roosevelt, l'attore è in grado di mostrare diverse sfaccettature dello statista americano, e pensare che è noto soprattutto per il ruolo dello zio Bill che si accolla i nipoti orfani nella serie tv Tre nipoti e un maggiordomo: benché la serie fosse di grande successo, ricordo il suo personaggio come il più statico della storia della televisione.
Il film mostra i segni del tempo soprattutto nelle scene di battaglia che pure hanno un retrogusto di western moderno, alla Peckinpah. Si fa molta attenzione a tenere sempre fuori campo le scene più cruente: le decapitazioni sono molte. Il punto di forza restano i dialoghi, i monologhi di Roosevelt sull'America temuta ma non amata, il parallelo con il grizzly vero simbolo dell'America invece dell'aquila che è solo un'avvoltoio ripulito sembrano andare al di là del puro film d'azione incentrato sull'immaginario romantico dell'Islam decadente vs l'Occidente senza scrupoli: ricordiamo che solo dopo quattro anni dopo l'uscita del film la rivoluzione khomeynista dell'Iran segnerà la rottura tra gli USA e il Medio Oriente.
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