Auntie Mame
USA 1958, Warner Bros
con Rosalind Russell, Forrest Tucker, Coral Browne, Fred Clark, Roger Smith, Jan Handzlik, Peggy Cass, Joanna Barnes, Pippa Scott, Lee Patrick, Willard Waterman, Yuki Shimoda
regia di Morton DaCosta
Chicago 1928: rimasto orfano Patrick Dennis viene affidato alla zia Mame, eccentrica gran dama del bel mondo new yorkese che non ha problemi a riciclarsi in umili lavori dopo aver perso tutto nel crollo del 1929, ritrova la fortuna sposando un ricco petroliere del Sud che la lascia vedova dopo qualche anno. La tutela del ragazzo però, è condivisa con il bigotto banchiere Dwight Babcock che costringe Patrick a frequentare i collegi più rigorosi e a frequentare la zia solo nei periodi festivi. Il ragazzo col tempo impara ad apprezzare anche Babcock ma il legame con zia Mame sarà sempre fondamentale e la zia lo salverà dal matrimonio con la superficiale Gloria mostrandogli la vacuità della ragazza e dei suoi ottusi genitori.
Il romanzo Zia Mame di Patrick Dennis uscito in Italia solo da pochi anni (circa un decennio) venne trasformato nel 1956 in una pièce teatrale che ebbe grande successo, gran parte del cast, regista compreso, furono protagonisti del film che replicò il successo in USA con diverse nomination agli oscar.
La scelta di puntare sullo stesso regista che ha curato la regia teatrale trasporta anche nel film molta dell'atmosfera teatrale, soprattutto le chiuse dei vari episodi con lo schermo che si fa scuro mentre un occhio di bue illumina i protagonisti della scena. Una soluzione elegante ma che sottolinea la segmentazione degli episodi : il film racconta un ventennio partendo dal 1928 per concludersi nel 1946 con zia Mame che estende la sua influenza sul figlio dell'adorato Patrick.
Per quanto molto divertente e sorretto magnificamente dalla verve di Rosalind Russell anche le quasi due ore e mezza di durata si fanno sentire.
Giganteggia la figura di Mame, donna indipendente ed eccentrica, fintamente svanita ma dal gran cuore: anche se povera in canna per la Grande Depressione sposa il suo petroliere solo per amore e pur non avendo mai visto prima il nipote decenne, quello per Patrick è amore materno a prima vista e, anche se da lontano, Mame segue passo passo le avventure del protetto intervenendo sempre per riportarlo sulla retta via, cioè fuori dall'influenza bigotta e omologata di Babcock. Liberarlo da una futura moglie snob e vana, dato che Patrick è obnubilato dall'amore, è più difficile che cavalcare all'amazzone un ombroso cavallo senza aver mai preso lezioni di equitazione, ma Mame non si scoraggia davanti a nulla e alla fine riuscirà a liberarsi del rischio di avere dei pessimi parenti acquisiti.
Il film è una gioia per gli occhi: i costumi che Orry-Kelly disegna per la protagonista sono stravaganti, colorati ma sempre elegantissimi e l'appartamento newyorkese di Mame è più che una scenografia: con tutte le trasformazioni che subisce nel corso degli anni diventa a sua volta un personaggio della commedia al pari della sgangherata combriccola di fedeli amici di cui si circonda Mame, dall'amica perennemente ubriaca a Ito, il maggiordomo orientale, da Nora la governante che ha accompagnato Patrick e non se ne è più andata a Agnes Gooch, l'insignificante stenografa a cui Mame insegna a vivere e l'aiuta nelle conseguenze dell'aver vissuto.
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