Reversal of Fortune
USA 1990 MGM
con Glenn Close, Jeremy Irons, Ron Silver, Annabella Sciorra, Uta Hagen, Jack Gilpin, Christine Dunford, Christine Baranski, Michael Lord, Stephen Mailer, Alan Pottinger, Felicity Huffman, Keith Reddin, Fisher Stevens, Mano Singh, Gordon Joseph Weiss, Tom Wright, Mitchell Whitfield, Johann Carlo
regia di Barbet Schroeder
Il 21 dicembre 1980 l'ereditiera Sunny von Bülow cade in un coma irreversibile;le accuse si concentrano sul marito, Claus von Bülow in procinto di divorziare dalla moglie. L'uomo viene processato e ritenuto colpevole di aver drogato e ridotto la moglie in fin di vita anche per l'episodio di coma del dicembre 1979. Claus Von Bulow si rivolge a un professore di legge di Howard, Alan Dershowitz e riesce a convincerlo ad occuparsi del suo caso. Dershowitz riesce a far ribaltare la sentenza pur non essendo mai veramente convinto dell'innocenza del suo assistito.
Quella di Martha “Sunny” e Claus von Bulow è una storia vera: Martha von Bulow è morta nel 2009 dopo 30 anni di coma irreversibile, mentre Claus è scomparso nel 2019.
Le cause del coma dell'ereditiera non furono mai chiarite e il caso divise l'opinione pubblica per lungo tempo; il film di Barbet Schroeder s'ispira al libro che l'avvocato e accademico Alan Dershowitz scrisse sul caso: perché un giurista impegnato, di sinistra si è interessato a un caso mediatico come quello von Bulow? A Dershowitz interessava far cadere la sentenza perché basata su prove manipolate che se riescono a incastrare un personaggio del jet-set come Claus, possono avere un esito ancora più disastroso sui casi della povera gente, come i due giovani di colore che l'avvocato sta cercando di salvare dalla sedia elettrica quando viene contattato da von Bulow.
L'opera di Schroeder segue il medesimo principio, non è tanto interessato a costruire un legal thriller su un celebre caso mediatico ma sfrutta la notorietà della materia per realizzare un film celebrale che pone ragioni di etica (non solo legale) più che intrallazzare nel torbido di un caso alla “anche i ricchi piangono”.
Il film è algido e freddo come la vita dei protagonisti, belli e fortunati che nascondono sofferenze e solitudini dietro le mura di una magione pomposa.
Jeremy Irons ha vinto l'oscar per l'interpretazione del nobile Claus, ambiguo e antipatico con un gusto di humor nero per le battute spesso fuori luogo. Dopo la diffidenza iniziale Dershowitz inizia a provare una certa simpatia per lo strano personaggio ma il mutare dei sentimenti non appanna il suo senso di giustizia e dopo aver ribaltato il giudizio in appello lo lascia solo con gli eventuali dubbi della sua coscienza.
Il mistero von Bulow è una pellicola piena di citazioni, dai melodrammi di Douglas Sirk, a Viale del tramonto: è la voce off di Sunny a introdurci la storia dal suo letto d'ospedale come nel celebre film Billy Wilder era il cadavere di Joe Gillis che ci introduceva nello spaventoso mondo di Norma Desmond. Non manca un primo piano sul bicchiere come ne Il Sospetto e la struttura a puzzle che ci mostra le varie possibili versioni della storia rimanda a Rashomon di Kurosawa.
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