Italia 2021, Netflix
con Matilda Lutz, Francesco Russo, Peppino Mazzotta, Yuliia Sobol, Will Merrick, Alida Calabria, Cristina Donadio
regia di Roberto De Feo e Paolo Strippoli
Federico usa un vecchio camper per fare carpooling verso la Calabria. In questo viaggio accompagna Elisa, una ragazza che torna a casa per motivi molto personali e dolorosi, una coppia di stranieri -Sofia e Mark- che vanno a un matrimonio e Riccardo, un ombroso medico di mezz'età. A un certo punto Mark, completamente ubriaco pretende di guidare e per schivare la carcassa di un animale in mezzo alla strada, il camper finisce contro un albero. I viaggiatori si risvegliano però in una radura in mezzo al bosco lontano da ogni strada, vicino a un bizzarro chalet che ospita strani e orridi culti legati a Osso, Mastrosso e Carcagnosso, i leggendari cavalieri a cui si fa risalire la nascita delle mafie...
Uno dei film più discussi del momento, produzione Netflix che ha avuto una distribuzione mondiale, A Classic Horror Story è proprio il genere di film che mi manda in solluchero perché rende difficile capire quanto sia un'operazione voluta e quanto sia ascrivibile alla povertà di mezzi della produzione.
La scena iniziale prima dei titoli di testa, rimanda subito al tipo di horror che ha dominato i primi anni '2000: la vittima che si risveglia ferita, distesa e legata in un ambiente squallido mentre si avvicina il killer per finirla ma da una crepa nel muro spunta un occhio che osserva, un dettaglio rivelatore dell'indirizzo metacinematografico che prenderà la storia. Non è difficile capire che le disavventure dei viaggiatori sono orchestrate ad arte: troppo segnali horror incombono sul viaggio, ad esempio il manifesto scarabocchiato di una pubblicità del latte.
Chi fosse il deus ex machina io l'ho capito quando ha spinto i compagni di viaggio sul solaio dello chalet lasciando il povero Mark al suo destino ma il coglione muore sempre per primo e De Feo e Strippoli seguono pedissequamente tutti i topos dell'horror almeno fino al twist plot che non sorprende per la scoperta del killer ma per il segmento ironico molto tarantiniano del “dietro le quinte” che mi ha divertito tantissmo.
A Tarantino rimanda anche la vendetta di Elisa, l'unica sopravvissuta del gruppo: come Beatrix Kiddo riemerge dalla tomba la nostra eroina si sfila le mani inchiodate alla sedia a rotelle e da lì inizia la sua mattanza.
I sottofinali si sprecano anche questo un classico del genere ma in ACHS ognuno è diverso dall'altro e mostra un orrore più realistico §§spoiler§§ del delirante aspirante regista che ha trasformato i tre cavalieri della mafia in maschere horror con il placet della madre, Carmela Casciello interpretata l'iconica Scianel di Gomorra.
Come sempre l'orrore non è nella torma di gente che riprende con il cellulare, nel padre di famiglia che si diletta di snuff movie ma l'orrore vero sta nella vita dei protagonisti: la ragazza costretta ad abortire per non rinunciare alla carriera, il padre di famiglia che per lo stress del lavoro perso diventa violento, queste sì ordinarie storie di vita italiana.
Commenti