La belle équipe
Francia 1936
con Jean Gabin, Charles Vanel, Viviane Romance, Raymond Aimos, Jacques Baumer, Fernand Charpin, Micheline Cheirel, Charles Dorat, Raymond Cordy, Marcelle Geniat, Charles Granval, Raphaël Medina
regia di Julien Duvivier
Cinque amici spiantati vincono la lotteria e invece di dividersi il guadagno decidono di usarlo per aprire un locale. Trovano un rudere sulle rive della Senna e iniziano a restaurarlo in prima persona ma ben presto il gruppo si sfalda: Giacomo parte per il Canada perchè si è innamorato di Ughetta, la fidanzata di Mario, che è un esule spagnolo costretto a lasciare la Francia perché senza documenti e Ughetta lo segue, Tintin muore cadendo dal tetto. Rimangono Gianni e Carlo che riescono ad aprire il locale ma proprio il giorno dell'inaugurazione, Gina, la donna amata da entrambi, causerà un diverbio mortale tra i due amici.
Una delle opere più celebri del Cinema del Fronte Popolare: il film si apre su meravigliose composizioni floreali, ma non siamo nel bel mondo, piuttosto al bancone di lavoro di umili operaie che realizzano fiori finti, è il compleanno di una di loro, Ughetta e poco dopo arriva il suo fidanzato ma non per festeggiare, la avvisa che la polizia è sulle sue tracce: l'incipit del film rovesciando completamente situazioni e immagini lascia presagire che nulla andrà come dovrebbe, fino ad arrivare allo scontro mortale tra Gianni e Carlo, i due amici rimasti della Bella Brigata.
Il finale fu cambiato preferendone uno che rinsaldava l'amicizia virile, svergognando Ginette che aveva fatto di tutto per mettere i due amici l'uno contro l'altro: la solidarietà era un tema più congeniale allo spirito del Fronte Popolare, il finale originale è stato poi ripristinato e conclude degnamente il senso di sfaldamento che percorre la pellicola.
Ginette, ex compagna di Carlo, è una poco di buono, si ripresenta dall'uomo quando viene a sapere della vincita e pretende qualche migliaio di franchi per onorare le vecchie promesse d'amore. Carlo cede, senza dire nulla agli altri. Quando un forte temporale rovina parte dei lavori, gli altri amici scoprono la mancanza di parte del denaro di riserva, Carlo confessa di averli prelevati ma non ha il coraggio di chiederli indietro alla donna, è Gianni ad andare da Ginette e l'incontro sarà fatale e rischia di mandare a monte l'impresa, così i due amici decidono di comune accordo di lasciare Gina, per vendetta la donna si presenta all'inaugurazione e dopo essere stata rifiutata da Gianni, fomenta Carlo che accusa l'amico di aver rovinato la brigata costringendo Giacomo ad allontanarsi, denunciando Mario e incolpandolo anche della morte di Tintin, per impossessarsi dei beni di tutti; la gelosia e le accuse infondate portano Gianni a sparare all'amico.
Una conclusione definita spesso melodrammatica ma gli altri capolavori del Fronte Popolare non hanno certo un lieto fine e tutto sommato la ricchezza che distrugge l'amicizia è un tema molto vicino agli ideali comunisti della corrente cinematografica, lo sottolinea anche l'introduzione del personaggio di Jubette verso la fine del film: il vecchio proprietario ha prestato cinquemila franchi ai tre compagni ora mancanti, tutto all'insaputa degli altri e praticamente si ritrova socio di maggioranza della proprietà anche se Carlo e Gianni lo scacciano in un impeto di solidarietà.
Stilisticamente il film si fa ricordare per i movimenti di macchina a cui corrisponde l'ariosità e la bellezza naturale delle scene en plein air.
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