Italia 2017
con Massimo Ranieri, Sonia Bergamasco, Silvia Gallerano, Silvia Calderoni, Michelangelo Dalisi, Ivan Franek, Tommaso Ragno
regia di Roberta Torre
Riccardo Mancini, figlio di una “nobile” famiglia romana che domina il mercato della droga, torna a casa dopo anni trascorsi in manicomio: spinto dai due fratelli da un muro è rimasto sciancato e battendo la testa è diventato anche schizofrenico. Tra promesse di pace e unità famigliare, Riccardo ritrova i suoi fedeli sostenitori che dalle segrete del castello hanno ascoltato tutto per anni e ben presto mette in atto il suo piano di vendetta diventando il re ma l'ultimo ostacolo è la Regina Madre che ha sempre manipolato tutto...
Libera interpretazione del Riccardo III shakespeariano riletto in chiave musical dalla regista Roberta Torre che torna all'estetica più trash del suo film più noto Tano da Morire.
Il film ha delle slabbrature, il potenziale non viene sfruttato a pieno e non c'è un crescendo di orrore nell'accumularsi di vendette e contro vendette che caratterizzano il film mentre a funzionare molto bene è l'impianto visivo dell'opera.
Riccardo va all'inferno è ambientato in un fantomatico Tiburtino terzo, l'alleato più fedele del protagonista è uno zingaro, i richiami al “mondo di mezzo” di Mafia Capitale ci sono ma la Torre sembra più vicina al mondo di Gomorra, film e serie tv nell'assurdo kitsch delle pistole d'oro e oggetti di platica luminosa, come le bare dei fratelli morti.
Al miscuglio tra kitsch popolare, nobiltà decadente declinato in toni cupi, si aggiunge la dimensione onirica dei ricordi dai colori chiari, sfocati perché frutto di una mente malata come quella di Riccardo.
La mostruosità fisica e morale del protagonista nasce in seno alla famiglia: lo spintone dei fratelli, il rapporto morboso con la madre che utilizza la follia del figlio per attribuirgli l'omicidio del padre rispendendolo nuovamente in manicomio: la regina sarà l'ostacolo definitivo tra Riccardo e la sua brama di potere.
Ottimo il cast, superba Sonia Bergamasco nel ruolo della Regina madre invecchiata ad arte ma sempre sensuale e grandioso Massimo Ranieri nel ruolo del ghignante Riccardo, calvo e sciancato, ha qualcosa che ricorda Nosferatu ma nelle scene iniziali dell'uscita dal manicomio ripropone le movenze del pazzo Renfield a sottolineare ancora una volta la natura schizofrenica del personaggio, servo e padrone di sè stesso.
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