Monkey Business
USA 1952 20th Century Fox
con Cary Grant, Ginger Rogers, Charles Coburn, Marilyn Monroe, Hugh Marlowe, Emmett Lynn, Larry Keating, Kathleen Freeman, Henry Letondal, Robert Cornthwaite, George Winslow, Esther Dale, Douglas Spencer, Jerry Sheldon, Harry Carey Jr.
regia di Howard Hawks
Barnaba Fulton, uno scienziato impiegato in una grande ditta farmaceutica, sta cercando di creare delle vitamine che restituiscano il vigore fisico della giovinezza, una delle scimmie del laboratorio pasticcia con gli elementi e nasconde l'intruglio nell'erogatore dell'acqua del laboratorio. Gli effetti della miscela dello scimpanzé producono un ringiovanimento più mentale che fisico e Fulton e la moglie Edwina regrediranno fino all'infanzia prima di capire che dietro la favolosa formula c'è l'intervento animale
Rivedo questa commedia dopo anni e riconfermo il mio poco amore per la pellicola: l'introduzione è un po' troppo lunga: lo scienziato che sulla porta di casa mentre sta per andare a una festa viene fulminato da un'idea legata al lavoro e si trasforma in una sorta di idiot savant subito compreso dall'amorevole mogliettina: la scena è anche carina ma inizia un lungo dialogo che deve farci capire che fa nella vita Fulton e dimostrare la solidità della coppia. In più Cary Grant con gli occhialoni da intellettuale fa subito Susanna! e come se non bastasse c'è un altro richiamo al capolavoro di Hawks: Edwina cucina con il grembiule da massaia sulla sottogonna trasparente quando arriva l'amico di famiglia avvocato, Barnaba farà di tutto per impedire che l'amico veda il lato b della moglie pur senza arrivare alle vette dell'abito strappato in Susanna!
Il film inizia a funzionare quando Barnaba arriva al lavoro e vengono introdotti i personaggi di spalla: l'avido direttore disposto a provare l'elisir dopo aver visto riaccendersi i sensi del vecchio scimpanzé e Marilyn perfetta nei panni della segretaria svampita segretamente innamorata di Fulton.
Il talento dei due protagonisti rende credibile e divertente la regressione all'infanzia dei coniugi Fulton e il film diventa un crescendo di situazioni sempre più surreali e comiche.
La critica francese della Nouvelle Vague ha esaltato ne Il magnifico Scherzo la critica verso la mitizzazione della gioventù, sicuramente presente ma preferisco il giudizio dello stesso regista che riconosceva i limiti dell'opera. Pare che il progetto originale prevedesse solo la regressione di Cary Grant e questo forse avrebbe dato più spazio al ruolo di Marilyn; fu la Rogers ad insistere perchè anche il suo personaggio subisse gli effetti della formula, del resto l'attrice era già stata protagonista di Frutto proibito di Wilder in cui si fingeva dodicenne.
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