USA 1020, Netflix
con Gary Oldman, Amanda Seyfried, Lily Collins, Arliss Howard, Tom Pelphrey, Sam Troughton, Tuppence Middleton, Tom Burke, Joseph Cross, Ferdinand Kingsley, Jamie McShane, Toby Leonard Moore, Monika Gossmann, Charles Dance
regia di David Fincher
1940: la RKO affida al giovane genio della radio e del teatro, Orson Welles, l'opportunità di girare un film in totale libertà, il giovane regista si affida per la sceneggiatura a Herman J. Mankiewicz, brillante soggettista con l'irrefrenabile passione pe l'alcol. Mankiewicz, detto Mank, scrisse la sceneggiatura di Quarto Potere da infermo, con una gamba fratturata a seguito di un incidente d'auto. Relegato nel deserto del Mojave con un'infermiera, la segretaria e la presenza di John Houseman, braccio destro dell'impegnatissimo giovane genio, a controllarlo. Il copione ha per protagonista Charles Foster Kane, magnate della carta stampata che ha molte analogie con William Randolph Hearst, di cui Mank fu per lungo tempo amico, soprattutto grazie all'affinità elettiva con Marion Davies, l'attrice amante ufficiale di Hearst. Terminata la sceneggiatura e conscio del suo valore, Mank si batterà con Welles per mantenere il nome sullo script che vincerà l'oscar nel 1942.
Il primo maggio 1941, cinque giorni prima del 26° compleanno di Orson Welles ci fu la prima assoluta di Quarto Potere, film che ancora oggi viene considerato il più bello di sempre o al massimo tra i film più belli di sempre; il sessantesimo anniversario della celebre pellicola viene allietato dall'uscita di Mank il biopic che David Fincher dedica allo sceneggiatore e che sicuramente farà incetta di Oscar alla Notte degli Oscar del 25 aprile.
Il film nasce da una sceneggiatura del padre di David Fincher, Jack che il figlio voleva portare sul grande schermo fin dagli inizi della sua carriera ma negli anni '90 un film in bianco e nero era praticamente improponibile e solo oggi, grazie alla disponibilità di Netflix, il regista è riuscito a realizzare l'opera secondo i suoi desideri.
Mank è molte cose: uno spaccato quasi perfetto della Hollywood anni'30 di cui ha il merito di far rivivere i tycoon da Louis B. Mayer al suo pupillo Irving Thalberg, scomparso a soli 37 anni di polmonite. L'elite hollywoodiana si ritrova alla corte del magnate dell'editoria W.R.Hearst che ha per amante ufficiale Marion Davis, un'attrice del muto che passa senza problemi la transizione al sonoro, un grande talento per la commedia ma il potente compagno la preferiva in ruoli drammatici impedendole così di diventare una stella di prima grandezza.
Mankiewicz fu per lungo tempo un invitato di Hearst che ne apprezzava le battute fulminanti ma l'alcolismo molesto finì per farlo allontanare come finì per rovinargli la carriera.
Il lato più metacinematografico è certamente quello sulla lavorazione del film più famoso della storia del cinema, Quarto potere il capolavoro di Orson Welles, Fincher ne ripropone lo stile nei campi lunghi e nelle inquadrature con il soffitto e indaga anche i diversi pesi tra gli autori di un'opera filmica con lo sceneggiatore che si batte perché anche il suo nome compaia tra gli autori della sceneggiatura.
Il lato più interessante, e quello che ha fatto riprendere a Fincher il progetto accantonato da tempo, è il parallelo tra la strumentalizzazione mediatica degli anni '30 e quella odierna. Il film si prende certe libertà nel dire che le manovre degli studios spinsero Mank ad allontanarsi dall'élite hollywoodiana e il personaggio del regista suicida per aver montato falsi cinegiornali è inventata, resta il fatto che quei cinegiornali furono creati ad arte e portarono alla vittoria del candidato repubblicano alla carica di Governatore della California a discapito del democratico Upton Sinclair: le fake news esistono da tempo, probabilmente immemore e non è per nulla consolante
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