The Longest Yard
USA 1974
con Burt Reynolds, Eddie Albert, Ed Lauter, James Hampton, Michael Conrad, John Steadman, Harry Caesar, Charles Tyner, Mike Henry, Jim Nicholson, Bernadette Peters, Pervis Atkins, Tony Cacciotti, Anitra Ford, Richard Kiel, Mort Marshall, Ray Nitschke, Tony Reese, Sonny Sixkiller, Robert Tessier, Dino Washington, Ernie Wheelwright, Steve Wilder, George Jones, Donald Hixon, Joe Kapp, Don Ferguson, Wilbur Gillan, Joe Jackson, Sonny Shroyer, Howard Silverstein, Ray Ogden
regia di Robert Aldrich
Paul Crewe, ex campione di rugby beccato a vendere le partite della propria squadra, vive alle spalle della fidanzata e quando la lascia rubandole la macchina, finisce in galera. Lo accoglie il capitano Knauer che con modi bruschi lo invita a declinare l'offerta che il direttore del carcere sicuramente gli farà, cioè di occuparsi della squadra di rugby delle guardie. Crewe ubbidisce al capitano e il direttore Hazen lo spedisce ai lavori forzati più duri, Crewe finisce per cedere e accettare la proposta del direttore, quando gli propone di fare iniziare il campionato con una squadra più debole, il direttore decide di creare una squadra di galeotti di cui Crewe sarà il capo. Dopo le molte peripezie per creare la squadra, la partita si rivela più complicata del previsto per le guardie così Hazen corrompe Crewe per ottenere la vittoria, l'uomo accetta con la promessa che le guardie non infieriranno sui detenuti ma Hazen invita i secondini a fare proprio il contrario così Crewe torna in campo e per la prima volta in vita sua combatte per un ideale, vincendo
Il genere carcerario è sempre stato un modo per ricreare un microcosmo in cui sottolineare lo scontro violento tra potere costituito e losers dove il primo si sente in diritto di sopraffare il secondo per le colpe che sta scontando. Quando si unisce al genere sportivo, apoteosi di retorica e di senso di rivalsa i risultati difficilmente non sono coinvolgenti e Quella sporca ultima meta ne è un'ottima riprova.
Alla regia troviamo il veterano Robert Aldrich, regista che sempre indagato il tema del conflitto e della violenza che ne consegue, tema che sviluppa molto bene anche in questa pellicola, anche se la materia è leggera e non mancano momenti comici: la malta negli stivali con l'altro galeotto è una vera gag muta sottolineata dalla classica musichetta delle comiche.
Il tema principale sarebbe il riscatto del cinico campione Crewe che ha sempre messo i soldi prima di tutto, rovinando la sua carriera vendendo le partite, una cosa che non comprendono neppure i galeotti più efferati tra cui vige comunque un senso dell'onore. Crewe quindi deve prima consolidare la sua reputazione presso gli altri carcerati che sono attirati dal far parte della squadra solo per poter menare i carcerieri senza conseguenze. Ben presto prevale il tema dello scontro caro al regista e tutto si trasforma in uno scontro tra ordine costituito prevaricante e i carcerati che a modo loro conservano il senso del rispetto e che con divertente furbizia ribattono i colpi di violenza gratuita dei secondini.
La galleria di personaggi è perfetta: dal grande e scemo al grande e ultraviolento, la spia che provoca l'incendio della cella in cui muore Caretaker, il braccio destro di Crewe, l'ex gloria sciancata che vuole provare per l'ultima volta il piacere di segnare, la discriminante razziale, con i galeotti di colore che accettano di giocare solo per vendicarsi dell'ennesimo sopruso fatto all'unico di colore che era entrato in squadra.
Anche dalla parte dell'ordine costituito la piramide gerarchica è perfetta nelle facce e negli atteggiamenti al culmine c'è il direttore Hazen, dall'apparente bonomia che nasconde la violenza più bieca come dimostrato nella scena del post partita.
Molto bello l'inseguimento iniziale di Crewe in fuga con l'auto dell'ex e memorabili le scene della partita con lo split screen.
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