Italia 1960 Titanus
con Alain Delon, Annie Girardot, Renato Salvatori, Katina Paxinou, Alessandra Panaro, Spiros Focás, Corrado Pani, Roger Hanin, Paolo Stoppa, Suzy Delair, Claudia Cardinale, Max Cartier, Rocco Vidolazzi, Claudia Mori, Adriana Asti, Rosario Borelli, Renato Terra, Enzo Fiermonte, Nino Castelnuovo
regia di Luchino Visconti
Alla morte del marito, Rosaria Parondi, con i quattro figli, raggiunge il primogenito a Milano. I Parondi arrivano mentre Vincenzo festeggia il fidanzamento con Ginetta mettendo da subito in crisi il rapporto con la famiglia della ragazza: il fidanzamento viene interrotto e Vincenzo e Ginetta potranno sposarsi solo con un matrimonio riparatore. Un giorno Vincenzo incontra per le scale una ragazza scarmigliata, Nadia che gli racconta di aver litigato con i genitori troppo severi. Vincenzo la fa entrare in casa chiedendo alla madre di darle qualche indumento pesante, Nadia chiacchiera con i fratelli Parondi invitandoli a praticare la boxe a cui si era già avvicinato Vincenzo ma quando arrivano le guardie che dovrebbero aiutarla, la ragazza fugge dalla finestra. Simone e Rocco decidono di frequentare la palestra e Simone viene notato per la sua prestanza fisica. La sera del suo primo incontro ritrova Nadia ad aspettarlo e i due iniziano una relazione anche se per la ragazza Simone è poco più di uno dei suoi abituali clienti. Per mantenere Nadia, Simone si arrangia con piccoli furti, uno anche ai danni della lavanderia in cui Rocco è impiegato come fattorino. Una sera Nadia avvicina Rocco per restituirgli la refurtiva del negozio e far dire a Simone che lei lascia la città. Rocco riporta i gioielli in lavanderia e poi si licenzia, sfruttando la scusa dell'imminente partenza per il militare. Proprio nella città dove svolge il servizio di leva il ragazzo ritrova Nadia che gli racconta di esser appena uscita di prigione e di essere una prostituta. Rocco la invita a cambiare vita e quando finisce il militare i due si ritrovano a Milano e intraprendono una relazione. Simone intanto, sempre più schiavo dei vizi, è ormai alla fine della breve carriera pugilistica, Rocco viene notato mentre gli fa da sparrow e iniza a boxare con successo. Intanto Simone viene a sapere della relazione del fratello con Nadia e organizza una spedizione punitiva con i ragazzotti del suo bar violentando Nadia davanti al fratello e poi facendo a botte con lui. Rocco va a vivere da Vincenzo e Ginetta e decide di lasciare Nadia convinto di aver fatto un torto a Simone, troppo innamorato della ragazza, Nadia promette di vendicarsi e torna con Simone sempre più abbrutito dall'alcol. Quando viene ricercato dalla polizia per il furto ai danni di Duilio Morini, il boxeur che lo aveva scoperto, Rocco che non aveva mai voluto diventare davvero un pugile, s'impegna a gareggiare professionalmente per ripagare il furto e salvare il fratello dalla prigione. Nadia rivela a Simone di non amarlo e di essere stufa di lui, Simone la uccide poi torna a casa dove Rocco festeggia un'importante vittoria per cercare aiuto ma interviene Ciro che rompe la catena omertosa denunciando il fratello.
Luchino Visconti, uno dei padri del neorealismo chiude il cerchio con una delle più alte espressioni del cinema italiano da dove l'aveva iniziato: se il suo secondo film, La Terra Trema era stato l'apoteosi più intransigente del neorealismo portando la storia dei Malavoglia al cinema in stretto dialetto siciliano, Rocco e i suoi fratelli, capitolo conclusivo dell'esperienza neorealista viscontiana, ha ancora tra i vari referenti letterari, I Malavoglia di Verga.
Al centro del capolavoro del 1960 c'è il tema dell'immigrazione nelle grandi città del Nord, il bianco e nero della pellicola ci racconta una Milano notturna, fosca e inospitale che sa però raccontare momenti di pura poesia come il risveglio in una mattina di neve, che per i Parondi significa lavoro per tutti i cinque fratelli come spalatori.
Visconti trasforma il contrasto tra Nord e Sud in uno scontro tra presente e mito: il ricordo dell'infanzia felice che non potrà tornare con i cinque fratelli uniti come le dita di una mano, le antiche tradizioni perdute: il lancio della pietra sull'ombra del primo che passa come sacrificio propiziatorio per la costruzione della nuova casa ha il suo corrispettivo nell'omicidio di Nadia che segnerà la fine dell'unità famigliare, già compromessa dall'impossibilità di tornare al paesino del Sud ormai mitologico, perché anche lì, se qualcuno dei Parondi avrà modo di tornarci, forse il piccolo Luca, il progresso avrà ormai trasformato ogni cosa.
Su queste tematiche di fondo il regista innesta il suo registro preferito, il melodramma creando un triangolo amoroso tra Simone, Rocco e Nadia. La violenza con cui Simone reagisce alla scoperta della relazione tra il fratello e Nadia, anche se la loro storia era finita da due anni, ha causato molti problemi con la censura: addirittura la scena dell'omicidio che si svolge all'Idroscalo venne girata sui laghi romani perché, nonostante i permessi per girare a Milano, la provincia intervenne dicendo che l'Idroscalo rappresentava un luogo per famiglie e per sportivi e l'omicidio di una prostituta ne avrebbe rovinato l'immagine. Ancora più pruderie smosse la scena della violenza carnale che venne oscurata e recuperata solo dal recente restauro per L'Immagine ritrovata.
Purtroppo non sono episodi di censura che fanno sorridere come quello del cambio di nome della famiglia da Pafundi a Parondi perchè il primo cognome era talmente diffuso in Lucania da comprendere anche prelati e alte cariche pubbliche. Il racconto della prevaricazione di Simone su Nadia è chiaramente la narrazione di un femminicidio e senza la miopia bigotta del tempo troppo impegnata a salvare le apparenze, forse oggi saremmo più strutturati per affrontare questa piaga.
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