The Sheltering Sky
GB, Italia, 1990
con Debra Winger, John Malkovich, Campbell Scott, Jill Bennett, Timothy Spall, Eric Vu-An, Philippe Morier-Genoud, Nicoletta Braschi
regia di Bernardo Bertolucci
Port e Kit Moresby, una coppia di artisti americani, intraprende un viaggio in Africa partendo dall'Algeria, con loro c'è il ricco George Tunner, corteggiatore di Kit. Kit e Port sono una coppia ormai stanca che cerca nuovi stimoli nell'esotismo africano. Dopo essersi traditi a vicenda, i due si liberano di Tunner e proseguono il loro viaggio nell'Africa più profonda. Port muore di tifo in un forte militare mentre Kit diventa l'amante del capocarovana Tuareg a cui chiede un passaggio. Scacciata dalle mogli mentre Belqassim è lontano, Kit finisce malmenata dalla folla del villaggio. Viene ritrovata in un ospedale dai diplomatici americani allertati da Tunner che non ha mai smesso di cercarla, ma la donna preferisce non incontrarlo.
dopo l'enorme successo de L'ultimo Imperatore Bertolucci gira questo film tratto dall'omonimo romanzo dello scrittore e poeta americano Paul Bowles che partecipa anche alla pellicola, con il ruolo del Narratore: lo scrittore che osserva e interagisce con i suoi personaggi è il quid che mi ha sempre affascinato de Il tè nel deserto.
Sembra che in questa opera Bertolucci tenti di unire le due anime della sua cinematografia: la grandiosità dei paesaggi e l'indagine sulla relazione di coppia, riuscendovi solo in parte: da un punto di vista visivo è molto interessante la prima parte, cromaticamente virata su tutte le sfumature della terra d'Africa dai gialli e i marroni fino ai rossi violenti, molto intrigante il gioco di chiaro scuri (penso alla corsa di Kit con una guida africana nella casbah per trovare l'hotel quando Port si ammala) ma la parte del viaggio in carovana con i reiterati notturni dai grandi spicchi di luna hanno un po' il sapore pubblicitario.
Anche per quel che concerne la relazione amorosa dei due coniugi non c'è nulla di nuovo: la fuga dalla noia dal "logorio della vita moderna" rappresentata dalle immagini sepiate della metropoli sui titoli di testa per approdare al decadentismo del Nord Africa, nonostante Port e Kit si professino viaggiatori e non turisti, anche per loro sarà praticamente impossibile entrare in contatto con gli indigeni: a partire dalla prostituta che mormorando dolci parole ruba il portafoglio a Port, fino all mezzo linciaggio subito da Kit una volta scacciata dalla casa di Belqassim.
Kit è la vera protagonista del film: scrittrice di poche fortune trascinata in Africa dall'amore per il marito, un compositore che ha perso l'ispirazione e ormai animato solo dal cupio dissolvi; è lei stessa a definirsi una via di mezzo tra il viaggiatore e turista nel celebre dialogo; Tunner è il simbolo dell'occidente soddisfatto nella propria ignavia, anche se durante la ricerca di Kit prende le distanze dai mostruosi Lyle; la relazione che Kit ha con lui non rappresenta nulla, nata sull'onda di un'ubriacatura da champagne per superare la paura del viaggio in treno. La catarsi e l'elaborazione del lutto avviene con Belqassim, puro amore fisico senza possibilità di dialogo: se all'inizio del viaggio Kit e Port hanno un baule da viaggio, dopo la morte di Port la donna riparte solo con una valigia e alla fine torna al punto di partenza senza nulla se non gli abiti che indossa, un viaggio alla ricerca di sé sottolineato dall'unica battuta che il Narratore scambia con il suo personaggio: "Ti eri persa?".
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