Dagon, la secta del mar
Spagna 2001
con Francisco Rabal, Ezra Godden, Macarena Gómez, Raquel Meroño, Uxía Blanco, José Lifante, Fernando Gil
regia di Stuart Gordon
Paul, giovane americano di origine spagnole, è in vacanza con la fidanzata Barbara sullo yacht del suo capo, Howard, presente con la moglie Vicky. Un giorno sentono una strana musica, che pensano essere religiosa, provenire da un villaggio sulla costa e subito dopo si scatena una tempesta che butta l'imbarcazione sugli scogli, Vicky rimane ferita, Howard decide di restare con lei mentre Paul e Barbara vanno in paese a chiedere aiuto. Imboca si rivela un luogo desolato con una chiesa dedita a uno misterioso culto. Mentre Paul torna sulla nave per scoprire che di Howard e Vicky non c'è più traccia, Barbara viene rapita dagli inquietanti abitanti del posto facendo credere a Paul che sia andata ad avvisare la polizia in un altra città. Scoperto a curiosare sugli insoliti comportamenti degli abitanti di Imboca, Paul viene inseguito, incontrando così Ezequiel un vecchio ubriacone che gli racconta un'incredibile storia sugli imbocani che si sono convertiti al culto di Dagon, divinità marina che pretende sacrifici umani. Cercando di impadronirsi dell'unica macchina del paese, Paul finisce nella villa di Xavier Cambarro il marinaio che ha convertito i compaesani al culto di Dagon. Qui incontra Uxía, la figlia di Cambarro, del tutto simile alla donna che compare nei suoi sogni ricorrenti, anche Uxia sembra conoscerlo ed aspettarlo per sedurlo ma Paul fugge quando si accorge che la donna è una sirena dalla coda bifida. Dopo aver assistito alla cruenta morte di Ezequiel e alle torture inflitte a Barbara che viene poi rapita da Dagon, Paul decide di darsi fuoco ma cade a sua volta nell'antro marino che porta nel regno sommerso della divinità...
Mentre il genere horror era dominato da Sadako e l'orda di mostricci giapponesi, il regista americano Stuart Gordon realizzava in Spagna quest'opera già fuori tempo massimo per lo stile visivo molto vicino agli anni'80, con un protagonista un po' buffo sempre con la felpa della Miskatonic, caso mai non fosse chiaro il legame con Lovecraft.
Il film s'ispira a due racconti di H.P.Lovecraft che hanno per protagonista Dagon, la divinità acquatica del Pantheon dei Grandi Antichi. Il film segue molto da vicino l'ambientazione de La maschera di Innsmouth con il villaggio fatiscente abitato da figure sempre più mostruose tanto più è profondo l'ibridamento con le creature acquatiche: dalle mani palmate, alle branchie sul collo, fino a corpi deformati dai tentacoli.
Per Paul è la discesa in un incubo, ogni presunto rifugio è una tappa verso una realtà sempre più orrorifica che ha a che fare con i strani sogni che da sempre lo accompagnano nonostante la madre spagnola non avesse mai voluto fargli avere contatti con la Spagna, nemmeno con la lingua: non è difficile comprendere il perché e tra le stranezze di Dagon c'è anche quella di un bizzarro lieto fine, decisamente insolito per il genere dove di solito il protagonista si può ritenere fortunato se porta a casa la pelle, tutta intera.
La pellicola è un po' discontinua, ci sono momenti angosciosi come l'inseguimento per le stanze dell'hotel fatiscente, a volte si finisce nel gore: le torture di Ezequiel e Barbara. Gli effetti speciali sono buoni per quanto riguarda i mostri, mentre altri rivelano i segni del tempo.
Resta un'opera passabile, più che apprezzabile per gli amanti del Solitario di Providence.
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