Possessed
USA 1947 Warner Bros
con Joan Crawford, Van Helfin, Raymond Massey, Geraldine Brooks, Moroni Olsen, John Ridgely, Stanley Ridges
regia di Curtis Bernhardt
A Los Angeles una donna in evidente stato confusionale vaga per le strade, internata in un reparto psichiatrico ricostruisce la sua storia: si tratta di Louise Howell infermiera privata di un magnate del petrolio innamorata di un ingegnere David Sutton, che però la lascia quando vede che per Louise la relazione è troppo seria. Alla morte della moglie, Mr. Graham chiede a Louise di sposarlo e la donna accetta nonostante non lo ami. Il matrimonio sarebbe piuttosto sereno se non fosse che David è un impiegato di Graham e ogni incontro destabilizza Louise che non è mai riuscita a dimenticarlo. Quando Sutton è in procinto di sposare Carol, la primogenta di Graham, Louise lo uccide.
Ottima commistione tra melò e noir che valse a Joan Crawford una seconda nomination agli Oscar dopo quello vinto l'anno precedente per Il Romanzo di Mildred.
Di certo i film a fondo psichiatrico sono stati un ottimo traino per lo sviluppo delle cure psichiatriche nel ceto medio alto americano: dopo aver confessato l'omicidio dell'amato, Louise giace come la Bella Addormentata mentre lo psichiatra che l'ha presa in cura giustifica il suo gesto con un pistolotto sulle malattie mentali che hanno ottime speranze di esser curate e prevede le buone probabilità che il delitto le venga condonato per l'incapacità d'intendere e di volere.
E' molto interessante la prima parte del film dove la moglie di Graham, che non viene mai mostrata, sviluppa una gelosia patologica verso il marito che le fa pensare che abbia una relazione con la sua infermiera, anche Louise, lasciata per noia dal cinico David, sviluppa la stessa gelosia furiosa per giustificare l'abbandono: siamo ancora all'inizio della pellicola e questa sottile similitudine tra le due donne anticipa il destino infausto di Louise che cadrà nel delirio convincendosi anche di aver ucciso la prima signora Graham e immaginando di uccidere Carol, la figliastra corteggiata da David.
Il cambio di passo nel film avviene proprio con il litigio e la caduta dalle scale di Carol: se fino a quel momento lo spettatore ha vissuto le confessioni di Louise allo psichiatra come un dramma amoroso, un melodramma appunto, quando assiste al vero rientro di Carol senza bacio con David, capisce lo slittamento verso la malattia mentale, la schizofrenia in cui è caduta Louise per colpa del suo amore malato per David Sutton.
Ovviamente il personaggio di Sutton doveva essere odioso per permettere allo spettatore di identificarsi con Louise e accettare che l'omicidio le venisse scontato in vista del complesso percorso di riabilitazione, ma quella di David è risultata un'insolita caratterizzazione maschile, definita giustamente homme fatale: come il corrispettivo femminile è pericoloso e indifferente al destino delle vittime della sua seduzione, nasconde il suo cinismo dietro la più assoluta sincerità: il disinteresse per il matrimonio parlando con Louise, l'interesse per il patrimonio riferendosi a Carol.
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