Italia 1964
con Barbara Steele, Georges Rivière, Margarete Robsahm, Arturo Dominici, Silvano Tranquilli, Sylvia Torrente, Giovanni Cianfriglia, Umberto Raho, Benito Stefanelli, Salvo Randone
regia di Antonio Margheriti
Il giornalista Alan Foster si reca in una taverna per intervistare E.A. Poe in trasferta londinese. Nella discussione sul sovrannaturale si inserisce anche Lord Blackwood che scommette con il giovane che non riuscirà a sopravvivere a un'intera notte nel suo castello diroccato alle porte di Londra. Il giovane accetta e inizia per lui una terrificante avventura...
Un classico del cinema gotico italiano rifatto dallo stesso regista dopo pochi anni, nel 1971, in una versione a colori intitolata Nella stretta morsa del ragno.
La regia di Danza Macabra all'inizio era stata affidata a Bruno Corbucci che dovette lasciare per sopperire ad altri impegni e fu sostituito da Margheriti che si firma con il suo classico pseudonimo inglese Anthony Dawson ma tutta la crew tecnica e il cast italiano utilizza, come d'abitudine a quei tempi, un nome d'arte inglese.
Il regista riprende con eleganza i topos più classici del cinema gotico fotgrafati in un contrastato bianco e nero da Riccardo Pallottini: castelli aviti dove dominano incontrastate le ragnatele, le tombe nel parco che fanno il paio con i misteriosi avelli delle cripte. Inizialmente ci ride anche il giornalista che ha accettato la scommessa ma ben presto il suo soggiorno si trasforma in un incubo che sa turbare ancora oggi, anche grazie alla bella colonna sonora di Riz Ortolani.
Poco dopo il suo arrivo Alan incontra una giovane donna, Elisabeth che si presenta come la sorella rinnegata di Lord Blackwood, le frasi sono ambigue ma il giornalista crede che sia una fanciulla viva con cui s'intrattiene piacevolmente nell'alcova ma ben presto il dottor Carmus gli spiega come nella notte del due novembre i morti del castello rivivano le loro tragiche morti: a funzionare è l'angoscia del testimone umano sospeso sulle soglie del tempo: Alan dovrà assistere alla morte di Carmus e dalla coppia che ha accettato di pernottare nel castello l'anno precedente e poi salvarsi dai fantasmi assetati di sangue grazie all'aiuto di Elizabeth che si è innamorata di lui.
All'epoca il film si segnalò per l'erotismo: un seno nudo, l'estasi amorosa e la scena d'amore saffico, tutto molto casto visto con gli occhi odierni anche se l'atmosfera morbosa rimane.
Sul piano attoriale da menzionare Montgomery Gleen, ovvero Silvano Tranquilli, in un sofferto e allucinato Edgar Allan Poe.
Il plot ha qualche cedimento, i dialoghi sono forse quelli invecchiati peggio ma il colpo di scena finale è notevole: io ricordo dall'adolescenza quello identico della versione del '71 trasmesso nel ciclo notturno di film curato da Claudio G.Fava.
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