Inside Daisy Clover
USA 1965, Warner Bros
con Natalie Wood, Christopher Plummer, Robert Redford, Roddy McDowall, Ruth Gordon, Katharine Bard, Peter Helm, Betty Harford, John Hale
regia di Robert Mulligan
Anni '30: la quindicenne Daisy Clover proviene da una famiglia disastrata dalla Grande Depressione, tenta un concorso canoro e viene scelta da un grande produttore hollywoodiano per diventare la nuova fidanzatina d'America. Il prezzo sarà far internare la madre un po' svanita facendola passare per morta ma Daisy sembra trovare l'amore con un giovane attore che nasconde la sua omosessualità, cosa che la ragazza scopre dopo il matrimonio. La relazione con il tycoon e la morte della madre scuotono ulteriormente la ragazza che cade vittima di una profonda depressione sfiorando il suicidio.
Mentre l'epoca d'oro delle major è ormai al tramonto, la Warner, una delle più grandi e famose case di produzione, tenta questa critica dall'interno ma il film non fu successo né di critica né al botteghino causa anche dei pesanti tagli di produzione.
Il film è diventato un cult con il tempo anche per le vicissitudini della protagonista: Natalie Wood che iniziò la carriera cinematografica da bambina e morì misteriosamente cadendo da uno yacht, quindi è difficile guardare le scene di Daysy e Wade che si rifugiano sulla barca senza pensare al triste destino che sarebbe toccato all'attrice.
Un'altra attrice adolescente a cui sembra ispirarsi il film è Judy Garland: Daisy truccata da clown con la parrucca di lana gialla con le trecce richiama la Dorothy de Il Mago di Oz.
Natalie Wood interpretò il film a 27 anni e quindi come quindicenne è poco credibile ma la sua bravura fa dimenticare questo dettaglio, molto bravo anche Robert Redford nei panni del fascinoso attore seduttore per nascondere la propria omosessualità: sa essere seducente e malinconico, conscio di inseguire amori che non potranno mai soddisfarlo. Milena (in originale Malora), la materna moglie del produttore è stata una delle sue amanti che per lui ha tentato il suicidio, Christopher Plummer è luciferino nei panni di produttore, glaciale e fintamente accondiscendente salvo accorciare sempre più “il guinzaglio” della sua stella.
Un ritratto torbido dei retroscena del mondo hollywoodiano nel periodo di suo massimo splendore costruito anche con filmati d'epoca. La costrizione in cui si cade Daisy è rappresentata dalle scene in stradine strette oppresse da edifici incombenti che siano quelli il vecchio luna park dove vive Daisy o i capannoni degli studios. Molti campi lunghi a sottolineare la solitudine della protagonista; notevole la scena della crisi di nervi nel camerino di doppiaggio con alternanza di silenzi, suoni tecnici e urla; lieto fine un po' posticcio ma liberatorio.
social