Italia 2019
con Elio Germano, Tommaso Di Cola, Giulietta Rebeggiani, Gabriel Montesi, Justin Korovkin
regia dei F.lli D'Innocenzo
In un quartiere residenziale di Spinaceto s'intrecciano le vicende di alcune famiglie i cui figli sono compagni di scuola: chi ha una buona carriera, chi è in cerca di lavoro, chi vive ai margini della società. Nell'apparente bonomia del buon vicinato covano rabbie e insoddisfazioni represse che avranno tragiche e inattese conseguenze
Non è un film facile, Favolacce, direi che è un film respingente che però cresce a poco a poco nella mente dello spettatore diventando indimenticabile.
Ti spiazza con quell'introduzione della voce off (Max Tortora) che racconta di aver trovato il diario di una ragazzina preadolescente, il racconto delle suggestioni di un'estate, racconto che s'interrompe bruscamente, altrettanto brusco il cambio di passo introdotto dal bizzarro calembour "Quanto segue è ispirato a una storia vera. La storia vera è ispirata a una storia falsa. La storia falsa non è molto ispirata".
Altrettanto fuorviante è la fotografia, che ha un vago sapore retrò e la storia potrebbe anche essere ambientata negli anni '70. In un certo senso questo film è ambientato negli anni '70 perché racconta gli adulti che sono diventati i bambini di quegli anni, soprattutto come li vedono i loro figli e il giudizio è impietoso: lo sguardo su una generazione che non ha voluto crescere, ha dato per scontato certi privilegi che ostenta nelle villette a schiera, status symbol piccolo borghese dove ormai si alligna anche la povertà.
Il mondo della zona suburbana che doveva essere la realizzazione della famiglia, diventa un luogo di noia dove si è costretti a fare i conti con sé stessi e si entra in contatto con chi quella realtà non l'ha scelta ma la vive da emarginato: Geremia, il compagno di scuola sfigato che vive in un camper e Virna adolescente già incinta, povera che campa di lavoretti assieme alla madre.
Lasciando da parte le motivazioni, i D'Innocenzo raccontano la rabbia montante di questi anni, il sessismo dei padri che sbavano per una scosciata a una festa, le madri rassegnate, i figli distanti, sperduti in questo presente che non regala nemmeno più illusioni ai bambini, in una canzone pop che diventa spunto per una delle tragedie.
L'originalità del film sta nel modo di raccontare questo dramma sociale che attraversa innegabilmente il nostro Paese. è uno sguardo laterale, la violenza è fuori campo, arriva attraverso i rumori, il vociare spesso incomprensibile, la colonna sonora magnetica e sperimentale, la secca aderenza ai modelli contemporanei dei bambini e la loro più o meno velata tristezza. Il colpo di scena sta nella reazione inattesa delle nuove generazioni, il rifiuto drastico di una realtà che mi ha ricordato Il giardino delle vergini suicide.
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