The Gold Rush
USA 1925 United Artist
con Charlie Chaplin, Mack Swain, Tom Murray, Henry Bergman, Georgia Hale, Malcolm Waite
regia di Charlie Chaplin
Anche il vagabondo Charlot si lascia tentare dalla ricerca dell'oro in Klondike e durante una tempesta si rifugia nella capanna del fuorilegge Black Larsen che vorrebbe scacciarlo, l'arrivo di un altro cercatore, Gicomone, che ha appena trovato un filone d'oro, costringe i tre a una convivenza forzata. Black Larsen parte alla ricerca di viveri mentre Charlot e Giacomone restano nella capanna in preda alla fame. Scampati alla tormenta e alla tentazione di cannibalismo, i due si dividono e mentre Giacomone viene colpito alla testa da Black Larsen che fuggendo dalla legge era incappato nella sua miniera, Charlot arriva in una cittadina mineraria e si innamora di Giorgia, una ragazza del tabarin. L'omino viene ospitato da un ingegnere minerario, Hank Curtis, che gli affida la sua baita mentre parte per una missione. Charlot incontra ancora Giorgia e le altre ragazze del saloon: accortesi della passione del vagabondo per Giorgia si invitano per la notte di Capodanno salvo poi dimenticarsene.Intanto anche Giacomone che non ricorda più dov'è la sua miniera a causa del colpo ricevuto da Black Larsen, arriva la saloon e riconosce Charlot e gli promette di dividere con lui i proventi del filone d'oro se lo riporta alla baita dove si erano riparati durante la tempesta. L'omino acconsente ma un'altra notte di bufera trascina la casupola sull'orlo di un dirupo, fortunatamente vicino alla miniera di Giacomone che come promesso divide la sua ricchezza con Charlot che ritrova anche l'amore di Georgia.
Un classico della cinematografia chapliniana che ci ha regalato alcune sequenze memorabili: Giacomone che nel delirio della fame vede Charlot come un grosso pollo, l'eleganza con cui l'omino serve una delle sue scarpe bollite, sfilettata come un pesce pregiato, il ballo dei panini durante il sogno mentre Charlot attende invano le ragazze la notte di Capodanno, e la casa in bilico sul dirupo che s'inclina pericolosamente.
La genesi del film è nota: dopo il successo de Il Monello, Chaplin gira il drammatico La donna di Parigi dove non compare e si limita al ruolo di regista, il film fu un insuccesso commerciale e il comico faticava a trovare una fonte d'ispirazione per un nuovo progetto. Un giorno a casa dei Fairbanks, vide alcune diapositive relative alla febbre dell'oro e rimase colpito, la lettura di alcune testimonianze di sopravvissuti al gelo e alla fame stimolò la fantasia di Chaplin portandolo a scrivere il film che raccontava nella sua caratteristica chiave poetica e tragicomica le disavventure dei cercatori d'oro nel clima impervio dell'Alaska.
Per certi versi La febbre dell'oro è il film più “keatoniano” di Charlie Chaplin: l'incapacità dell'uomo di affrontare le forze avverse, in questo caso naturali, sembra più appartenere all'altro genio del cinema muto americano.
Tipicamente chapliniana è la solitudine del suo protagonista che sembra ritrovarsi in Alaska quasi per caso, mosso al limite dalla curiosità ma non certo dall'avidità, un isolamento che emerge lampante quando Charlot entra nel tabarin: è il giorno di Natale, tutti bevono e festeggiano non certo con spirito religioso ma per divertirsi dimenticando le fatiche e i fallimenti della ricerca. L'unica cosa che colpisce l'omino è la luminosa bellezza di Giorgia, che non si accorge di lui e lo sceglie per ballare solo per fare un dispetto a Jack, adone sciupafemmine.
Nonostante si prenda bonariamente gioco di Charlot quando scopre che è innamorato di lei, la ragazza rimane colpita dalla cura con cui l'omino aveva preparato il cenone a cui lei e le altre ragazze non si erano presentate per semplice dimenticanza. L'attenzione fa breccia nel cuore di Giorgia che quando ritrova Charlot sulla nave che lasca l'Alaska, vedendolo ancora con gli abiti da barbone pensa sia un clandestino e si batte perché non venga cacciato. Charlot che indossava gli abiti con cui aveva trovato la miniera per un servizio fotografico ha così la conferma che la ragazza lo ama davvero e non per i suoi soldi.
Nella versione rieditata nel 1942 dallo stesso Chaplin che aggiunge la colonna sonora da lui composta e un commento sonoro eliminando le didascalie, il regista modifica il finale eliminando la scena del bacio per sfumare sui due che entrano nella nave, forse per ricollegarsi ai suoi celebri finali dei protagonisti di spalle e in cammino.
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