Italia 1980
con Leigh McCloskey, Irene Miracle, Daria Nicolodi, Veronica Lazar, Eleonora Giorgi, Gabriele Lavia, Leopoldo Mastelloni, Sacha Pitoëff, Alida Valli, Feodor Chaliapin Jr., Anja Pieroni
regia di Dario Argento
La poetessa Rose Elliott, dopo la lettura di un antico libro dell'architetto e alchimista a Emilio Varelli, sospetta che lo strano palazzo dove vive sia la casa di una delle Tre Madri, Mater Tenebrarum. Scrive al fratello Mark, che studia in Italia, per informarlo della notizia ma, distratto da una misteriosa studentessa, Mark dimentica la lettera in classe. La recupera e la legge Sara, una sua compagna di corso che si reca nella presunta casa romana della Mater Lacrimarum dove rischia di venire uccisa. Tornata a casa, chiama Mark per restituirgli la lettera ma il ragazzo la trova morta. Mark riceve una telefonata dalla sorella che lo sollecita a recarsi da lei ma una volta a New York Mark trova l'appartamento della sorella vuoto. Fa amicizia con Elise, una contessa che vive nel palazzo e incontra Kazanian, l'antiquario che ha venduto il libro sulle Tre Madri alla sorella. Mentre continuano gli omicidi, Mark riesce a trovare la via che conduce al cuore della casa e al suo più terribile segreto mentre l'immobile va in fiamme.
Secondo capitolo della trilogia delle Tre Madri, seguito ideale di Suspiria, Inferno è un film divisivo, che si ama molto oppure non si sopporta per la farraginosità della trama.
Personalmente credo di apprezzarlo anche più di Suspiria perché in questo film si arriva al nocciolo dell'ispirazione argentiana, per lo meno per quanto riguarda il filone puramente horror, cioè il cinema espressionista tedesco. I colori violenti che caratterizzano anche il film precedente, diventano i colori classici dei viraggi del cinema muto: il rosso, il blu, il verde e l'arancione, le illuminazioni innaturalistiche ricreano le atmosfere sghembe e fantastiche dell'espressionismo tedesco, una citazione già realizzata da Bava ne La Frusta e il corpo e il grande genio della fotografia e del gotico italiano partecipa alla lavorazione del film assieme al figlio Lamberto.
La rêverie delle trame espressioniste è immersa da Argento in un bagno lisergico di suggestioni fantastiche che procedono per accumulo e associazione più che per nesso logico: i molti frammenti di immagini di animali che divorano una preda, la lucertola con la farfalla, il gatto con il topo, si inseriscono nella composizione delle scene degli omicidi, dettagli da delirio infernale di Hieronymus Bosch, a spezzare omicidi sempre più gore.
Flamboyant in tutti i sensi: un delirio del barocchismo argentiano che rimanda a un altro classico del cinema muto: il ballo della morte rossa de Il fantasma dell'Opera. Dario Argento omaggia in Inferno anche un altro regista molto amato: come in Psyco i nomi di spicco del cartellone, Eleonora Giorgi e Gabriele Lavia muoiono prima della metà del film, la scena di Elise aggredita e ferita dai gatti riprende l'aggressione de Gli Uccelli
Un altro elemento lisergico è quella di penetrare in spazi sempre più piccoli quando ci si avvicina alla soluzione dell'enigma che spesso coincide con la morte, quasi un'Alice nel paese degli orrore: è piccola la porta che Elise apre nel sottotetto dove troverà la morte dopo esser rimasta bloccata sulle scale di servizio. Si fa sempre più basso il percorso nell'intercapedine che Mark compie per incontrare Varelli e poi la Madre. Il finale è flamboyant in tutti i sensi: un delirio del barocchismo argentiano che rimanda a un altro classico del cinema muto: il ballo della morte rossa de Il fantasma dell'Opera.
Dario Argento omaggia in anche un altro regista molto amato: come in Psyco i nomi di spicco del cartellone, Eleonora Giorgi e Gabriele Lavia muoiono prima della metà del film, la scena di Elise aggredita e ferita dai gatti riprende l'aggressione de Gli Uccelli.
La scena iniziale di Rose che s'immerge nell'appartamento sommerso per recuperare le chiavi che le sono cadute mentre sta curiosando nelle cantine è estremamente emblematica sia per l'idea di paura che ha Dario Argento, attinta ad archetipi insiti nell'uomo: rimanere chiusi sott'acqua con un cadevere decomposto è raccapricciante per chiunque e anticipa molto della pellicola: il regista ci chiede di immergerci in un mondo fantastico, un Inferno dominato dal femminile: l'acqua, la luna... dove la Morte racchiude più delle tre madri, è la vecchia avida portiera incarnata da Alida Valli, l'infermiera di Varelli e anche la bella strega che protegge Mark, l'unico ad uscire vivo dall'infernale dimora.
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