The Temptress
USA 1926 MGM
con Greta Garbo, Antonio Moreno, Armand Kaliz, Marc McDermott, Roy D'Arcy, Lionel Barrymore, Robert Anderson, Virginia Brown Faire
regia di Fred Niblo
A Parigi, durante un ballo in maschera Manuel Robledo incontra una donna misteriosa e si giurano amore eterno ma il giorno dopo, in visita all'amico, il marchese di Torre Bianca, Robledo scopre che la donna di cui si è invaghito, è Elena, la moglie del marchese. Robledo non può esimersi dall'accompagnare la coppia a una cena di gala dal banchiere Fontenoy che conclude il festino annunciando il proprio fallimento per colpa di Elena e si suicida davanti alla tavolata. Robledo sconvolto anticipa il rientro in Argentina dove è a capo dei lavori di costruzione di una diga senza ascoltare le ragioni della donna. La reputazione dei Torre Bianca oramai è rovinata e raggiungono Robledo in Argentina, anche qui Elena porta scompiglio e morte. Quando un bandito locale fa saltare la diga, Elena decide di lasciare Robledo, che pure le ha dichiarato il suo amore. Sei anni dopo la diga è terminata e Robledo torna a Parigi con Celinda, la fidanzata. Tra la folla scorge Elena abbrutita dall'alcol ma quando la avvicina, la donna finge di non riconoscerlo.
La Tentatrice è il secondo film film americano della Garbo che ne decreta il successo e come la protagonista del film, al suo trionfo si sacrifica Mauritz Stiller, il regista mentore dell'attrice che avrebbe dovuto dirigere la pellicola ma fu licenziato dopo una decina di giorni e dopo qualche altra fallimentare esperienza con gli Studios tornò in Svezia.
La regia passa in mano a Fred Niblo che è molto abile nell'alimentare il mistero femminino della femme fatale. Il film si apre con il rifiuto di Elena a Fontenoy poi vediamo la donna tristissima coinvolta nella sarabanda delle danze fino all'incontro con Robledo. La donna che il mattino dopo si presenta come Elena di Torre Bianca è ben diversa, lasciando stupito anche lo spettatore. Elena resta impassibile anche di fronte al suicidio del banchiere ma ben presto scopriamo che è il marito che per mantenere il suo tenore di vita, ha spinto la moglie tra le braccia di Fontenoy.
Quando raggiunge l'Argentina con il marito, Elena vuole solo recuperare il rapporto con Robledo ma tra i compagni dell'ingegnere scatta una rivalità che porta all'omicidio e per salvare Elena dalle rudi avances del bandito Manos Duras, Robledo accetta un duello all'argentina, cioè a colpi di frusta, una sequenza molto potente che fa il paio con l'inquadratura sotto il tavolo durante la cena di Fontenoy dove i vari intrecci di gambe raccontavano le tresche segrete tra i vari commensali: continua l'antitesi tra il frivolo mondo parigino e il rude mondo del lavoro in una terra da domare.
Il film ha due finali, uno drammatico e uno con l'happy end, io ho visto il primo e ancora una volta ho ritrovato l'ambiguità che caratterizza il mistero di Elena: molto probabilmente la donna finge di non riconoscere l'amato per non rovinargli il momento di gloria ma quando resta sola e trasfigura il beone del tavolo accanto in Gesù Cristo a cui dona l'anello di Robledo, è la follia dettata dal dolore del sacrificio o i vaneggiamenti di un'alcolizzata? Di certo Elena, omen nomen, richiama l'antesignana omerica, impotente prima vittima dei guai attirati dalla sua bellezza.
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