Italia 1954
con Totò, Lianella Carell, Pasquale Cennamo, Sophia Loren, Giacomo Furia, Paolo Stoppa, Alberto Farnese, Tecla Scarano, Pasquale Tartaro, Piero Bilancioni, Mario Passante, Silvana Mangano, Erno Crisa, Ubaldo Maestri, Eduardo De Filippo, Tina Pica, Nino Imparato, Gianni Crosio, Teresa De Vita, Gigi Reder, Nino Vingelli
regia di Vittorio de Sica
Un film in sei episodi tratti dai racconti di Giuseppe Marotta che raccontano vari aspetti dell'anima napoletana con grande varietà di toni da quelli più salaci al dramma, diretti con mano sicura da Vittorio De Sica: poco più che bozzetti dove l'intensità delle emozioni è affidata alle espressioni, spesso dei bambini.
Ogni episodio è caratterizzato dalla presenza di un nome di richiamo, si inizia con Totò ne Il Guappo che racconta di un pazzariello, un comico di strada costretto da dieci anni a subire le angherie di un guappo che si è installato a casa sua solo perché la moglie di Don Saverio Petrillo aveva invitato Don Carmine Javarone a trascorrere una serata da loro quando l'uomo era rimasto vedovo. Saverio trova la forza di cacciare in malo modo l'ospite indesiderato solo quando questi è seriamente malato ma la famiglia Petrillo non tornerà indietro neppure quando si scopre che Don Carmine gode ancora di ottima salute.
Il secondo episodio, Pizze a credito, ha per protagonista Sophia Loren, procace pizzaiola che ha scordato l'anello di diamanti dall'amante e fa credere al marito che potrebbe essersi smarrito nell'impasto di una delle pizze vendute in mattinata. Con un codazzo di popolino i due pizzaioli partono alla ricerca dei clienti, importunando anche Don Peppino, appena rimasto vedovo. L'anello viene recuperato fingendo una vendita di pizze all'amante di donna Sofia che in realtà non è mai avvenuta.
Uno dei episodi più noti del film che mette in scena la teatralità della vita napoletana sia negli aspetti comici del tradimento che in quelli più drammatici della vedovanza, Paolo Stoppa interpreta da par suo il neo vedovo, in bilico tra pazzia e istinti suicidi. Tra i parenti che cercano di calmare don Peppino si riconosce un giovanissimo Gigi Reder, il rag. Filini di Fantozzi.
Quasi in risposta alla mancanza di rispetto alla morte della moglie di don Peppino segue Il Funeralino, che è l'unico episiodio che non è ispirato dall'opera di Marotta escluso dalla prima versione venne reinserito sollo nella riedizione della pellicola.
Racconta del funerale di un bambino, perfetto esempio della poetica del regista che sa toccare temi profondamente drammatici senza scadere nel patetico. Si concentra tutto sull'attenzione con cui la madre organizza l'ultimo viaggio del figlioletto, passando nelle vie principali di Napoli, orgogliosa del saluto che i militari in altra uniforme rivolgono al feretro. Il lancio dei confetti richiama i monelli e scompiglia le file dei compagni di scuola, la sorella affranta ha uno sgardo simile a quello di Bruno davanti alla pasta in Ladri di Biciclette: la golosità per i confetti che si scontra con il momento tragico.
Ancora un bambino è protagonista del quarto episodio I giocatori: Gennarino, il figlio del portiere è costretto a lunghe partite con il barone proprietario dello stabile, il nobile è stato interdetto dalla moglie perché si giocava tutto il patrimonio e così passa il tempo a perdere a scopa con il bambino che vorrebbe solo giocare con gli amici le cui urla divertite gli arrivano dalla finestra.
Il barone Prospero è interpretato dallo stesso regista che scherza sulla sua nota passione per il tavolo da gioco, un ruolo simile a quello che riveste in Gastone.
Teresa è l'episodio più misconosciuto nonostante abbia per protagonista Silvana Mangano nei panni di una prostituta chiesta in sposa da un giovanotto della Napoli bene. La donna vorrebbe illudersi che lo strano e rapido matrimonio sia dettato da un colpo di fulmine ma il marito le spiega senza mezzi termini che il paraninfo l'ha scelta a caso per dargli modo di espiare la morte di Lucia una ragazza che si è suicidata per lui. Teresa sconvolta lascia la casa, la storia avrebbe dovuto chiudersi con un finale aperto ma si è optato per un amaro lieto fine con l'accettazione dell'inconsueto matrimonio da parte di Teresa.
L'ultimo episodio è il più noto: Il Professore ha per protagonista Eduardo de Filippo, Don Ersilio Miccio venditore di consigli che campa creando didascalie per l'altare della Madonna come richiesto dalla popolana Tina Pica o consigliando come sfregiare qualcuno senza rischiare la galera. Quando tutto il rione si rivolta contro il nobile che li costringe a rientrare nei bassi per poter passare con la macchina, la vendetta di don Ersilio è lapidaria, ricorrere all'antica arte dello spernacchio di cui è uno degli ultimi depositari e che insegna ai vicini per dimostrare il loro disprezzo per il borioso duca.
Commenti