Italia 2019
con Pierfrancesco Favino, Maria Fernanda Cândido, Fabrizio Ferracane, Luigi Lo Casciom Fausto Russo Alesi, Nicola Calì, Giovanni Calcagno, Bebo Storti, Vincenzo Pirrotta, Goffredo Maria Bruno, Elia Schilton, Alessio Praticò, Pier Giorgio Bellocchio, Pippo Di Marca, Maria Amato
regia di Marco Bellocchio
Palermo 1980, alla festa di Santa Rosalia si stringe il patto tra i corleonesi di Totò Riina e la mafia palermitana, un accordo che Riina non ha nessuna intenzione di onorare. Per Buscetta segna l'addio all'Italia per trasferirsi definitivamente in Brasile con la terza moglie, Cristina e affidando i due figli maggiori a Pippo Calò, i ragazzi però verranno uccisi. La polizia brasiliana identifica Buscetta e dopo le torture per avere i nomi dei capi del traffico di droga, estrada don Masino in Italia. Il boss cerca di suicidarsi per evitare il rientro ma una volta in Italia, conosciuto Giovannni Falcone che si occupa del suo caso Buscetta decide di parlare svelando per la prima volta il meccanismo mafioso che porta al maxiprocesso del 1986. Quando Falcone viene ucciso Buscetta decide di tornare in Italia per testimoniare contro Andreotti ma questa volta la sua testimonianza non è più così incisiva e l'avvocato Coppi smonta facilmente la sua attendibilità. Tornato in America Buscetta muore nel 2000 nel suo letto come si era sempre augurato.
Un film fatto di luci e (molte) ombre come quelle del protagonista, Tommaso Buscetta il traditore per antonomasia della mafia. Come ribadisce più volte nel film Don Masino non si sente un traditore perché è la violenza dei corleonesi e di chi è passato dalla loro parte (Pippo Calò) ad aver rinnegato l'”onorabilità” di Cosa Nostra. Una tesi a cui Falcone ribatte giustamente infastidito ma una sua morale distorta in fondo Buscetta doveva averla se decide di tornare in Italia sua sponte dopo la morte di Falcone, sicuramente il personaggio non è cristallino e sa utilizzare a suo vantaggio gli eventi ma la debacle dell'udienza al processo Andreotti amplia il campo di interpretazione dell'appellativo, ci sono diversi traditori nel film, passaggi da un campo all'altro dello scontro mafioso, traditori dello Stato, e non c'è nemmeno bisogno di scomodare Andreotti, basta la rassegnata incapacità del giudice del maxiprocesso nel gestire il bailamme dell'aula.
Anche il tipo di inquadratura sottolinea lo schieramento: il faccia a faccia, campo – controcampo con Falcone, l'allineamento con Pippo Calò nel confronto e il colpo che arriva alle spalle di Buscetta da parte dell'avvocato Coppi.
Come sempre la rilettura storica di Bellocchio è precisa con inserti anche di immagini di repertorio come il momento sempre toccante del discorso di Rosaria Schifani al funerale di Falcone e la scorta. Personalmente non ho apprezzato la scena dell'esplosione dall'interno dell'auto di Falcone, mi è sembrata eccessiva, anche come lettura onirica del momento.
Gli elementi onirici che caratterizzano la teoretica di Bellocchio tornano anche ne Il Traditore con gli incubi di Buscetta, e il racconto dell'ammazzatina -come avrebbe detto Camilleri- portata a termine dopo anni, sicuramente vuole ricordarci che Buscetta resta pur sempre un assassino ma sottolinea anche la determinazione dell'uomo uno dei pochissimi mafiosi che è riuscito a morire nel proprio letto come aveva sempre desiderato anche se in compagnia dei suoi fantasmi.
L'episodio potrebbe avere anche valenze psicanalitiche: il padre che si è sempre fatto scudo del figlio aspetta solitario l'esecuzione dopo aver portato a termine il suo compito paterno potrebbe essere lo stesso Buscetta la cui figura paterna che ha fallito nei confronti dei due figli maggiori barbaramente trucidati, viene uccisa dal mafioso Buscetta che ha sempre messo davanti a tutto i suoi distorti “valori” anche alla propria famiglia che pure tanto diceva di amare.
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