Italia 1996
con Antonio Rezza, Valeria Golino, Isabella Ferrari, Claudia Gerini, Valentina Cervi, Carla Cassola
regia di Antonio Rezza
Durante la veglia funebre scoppia la passione tra la vedova Tarcisia e il cognato Giuliano, complici le parole post mortem che esala il cadavere, i due amanti finiranno per rinchiudersi nella tomba con lui. Dopo la sepoltura il becchino Rolando inizia una relazione con Ida, una donna già sposata con Fiore, uomo anziano e depresso che da quando la moglie lo ignora inizia a ringiovanire mentre Rolando invecchia precocemente e prende il suo posto. Fiore è pronto per iniziare una nuova vita ma viene investito da Filippo Proprietario che dopo l'incidente si preoccupa solo della BMW appena acquistata che però non suscita l'entusiasmo della figlia Sabrina, l'ennesimo episodio di apatia della ragazza convince i genitori a ricoverarla nella clinica della Professoressa Coatta perché le restituisca una personalità media. Sabrina però è indifferente ai trattamenti più spietati e viene uccisa. Un ragazzo della clinica riesce a fuggire e sale su un autobus dove si consuma la tragedia del poeta Giacane: pesta involontariamente un piede a al professor Cicciotti e si lascia morire perché l'insegnate non trova che ci sia nulla da perdonare in un gesto di distrazione che accade regolarmente sui mezzi pubblici. Lauretta, l'amica di Giacane si vendica dando fuoco a Cicciotti. Sul luogo della tragedia non manca Elio, presenzialista famoso per vivere nell'epicentro della massa, spronato dalla mamma. Improvvisamente il corpo di Elio si ribella e invece di condurlo agli eventi, lo porta in luoghi solitari, Elio inizia ad amputarsi gli arti ribelli: prima i piedi, poi un braccio fino a rimanere una testa parlante.
EsCoriandoli è il debutto cinematografico di Antonio Rezza, artista dell'assurdo che, con collaborazione con la compagna Flavia Mastrella, grazie alla sua incredibile mimica facciale e ai dialoghi non sense ha realizzato diverse opere, teatrali, fotografiche, televisive e anche cinematografiche.
Il film ha una costruzione ad episodi dove elementi molto esili permettono di passare da un episodio all'altro senza soluzione di continuità. Il protagonista maschile è sempre Antonio Rezza mentre variano le protagoniste femminili dei vari episodi, attrici di chiara fama che si cimentano con successo con la recitazione molto fisica e assurda di Antonio Rezza.
L'episodio più sconvolgente è certamente quello di Sabrina che vede la violenza come unico mezzo per omologare l'individuo alla società. La totale indifferenza della ragazza che non prova nemmeno rancore verso i suoi stupratori mette in crisi i suoi torturatori non certo la prof.ssa Coatta che decide per l'eliminazione con il consenso dei genitori. L'episodio colpisce non solo perché è la critica sociale più puntuale dei diversi episodi ma anche quella costruita in maniera più straniante: Rezza vestito da donna non è per nulla ridicolo ma profondamente inquietante, disturbante anche la rappresentazione dei genitori di Sabrina: la madre è una sciatta donna di mezz'età mentre il padre, molto più giovane ha l'aspetto di un manager rampante.
Se la qualità degli episodi è altalenante, molto buono è lo stile di ripresa con angolature sbilenche, riprese dall'alto o dal basso che schiacciano e inchiodano i personaggi alla loro realtà surreale.
Notevole anche la scenografia: spazi aperti degradati, palazzoni enormi che, anche se nuovi portano già in sé il germe della fatiscenza.
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