Jane Eyre
USA, 1943 20th Century Fox
con Orson Welles, Joan Fontaine, Margaret O'Brien, Peggy Ann Garner, John Sutton, Sara Allgood, Henry Daniell, Agnes Moorehead, Aubrey Mather, Edith Barrett, Hillary Brooke, Elizabeth Taylor
regia di Robert Stevenson
L'orfana Jane Eyre viene spedita dalla zia in severissino collegio dove per le privazioni Jane perde l'unica amica, Helen. Raggiunta la maggiore età Jane cerca un posto da istitutrice e lo trova alla Romita, fosca tenuta di Edoardo Rochester. Il proprietario è tenebroso come la sua magione ma da subito è incuriosito dall'istitutrice della figlioccia che presto s'innamora di lui. Rifiutata la bella pretendente (al suo denaro) anche Rochester si dichiara a Jane ma il giorno delle nozze il cognato dell'uomo impedisce le nozze dicendo che Edoardo è già sposato, l'uomo rivela finalmente il segreto della Romita: un'ala del castello è abitato dalla sua prima moglie, ormai pazza furiosa. Jane se ne va, dopo aver assistito la zia morente sente l'impellente bisogno di tornare alla Romita dove scopre che la pazza ha ucciso la sua sorvegliante, dato fuoco alla tenuta per poi suicidarsi e Edoardo ha perso temporaneamente la vista nel tentativo di salvarla. Jane può finalmente restare con l'uomo che ama.
Produzione costosa di David O. Selznick che resta la più celebre trasposizione cinematografica dal romanzo di Charlotte Brontë grazie anche al cast di gran rilievo.
Jane è interpretata da Joan Fontaine, reduce dai successi di Rebecca e Il Sospetto, ancora una volta nei panni di una donna che fatica a coronare il suo sogno d'amore anche se il problema di Jane Eyre non è la scarsa autostima la sfortunatissima posizione sociale.
Edward Rochester (Edoardo nel doppiaggio originale italiano) è interpretato da Orson Welles per la prima volta nei panni di attore per altri ma il suo rapporto con le major si era ormai incrinato e Welles doveva lavorare come attore per permettersi la produzione dei suoi film.
Nel ruolo della dolce Helen dagli indomabili capelli ricci morta per i troppi rigori del collegio gestito dal dispotico signor c'è una giovanissima Liz Taylor al suo terzo film, un ruolo molto piccolo ma commovente che si fa ricordare ancora oggi.
Welles come al solito fece molto di più che interpretare il film e la sua presenza si sente in tutti gli aspetti della pellicola: porta con sé alcuni degli attori di fiducia, su tutti Agnes Moorehead nel ruolo dell'odiosa zia di Jane e anche il compositore Bernard Herrmann veniva dalla “factory” wellesiana. Non pare che Welles abbia messo mano al girato ma il regista Robert Stevenson racconta questa favola gotica con uno stile molto vicino a quello di Orson Welles nel bianco e nero molto contrastato, la composizione delle immagine giocata con le ombre, la profondità di campo.
Il film è un classico prodotto del suo tempo, confezione perfetta, ottima interpretazione anche nei ruoli minori una certa libertà rispetto al romanzo, forse per lo spettatore odierno può risultare appesnatito da qualche lungaggine ma resta un'opera di grande fascino.
Il titolo italiano si riferisce alla porta che separa la ala del castello dove vive la pazza, che non si vede mai nel film grazie al consiglio dello scrittore Aldous Huxley coinvolto nella sceneggiatura.
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