Italia, 1942
con Fosco Giachetti, Mariella Lotti, Luisa Ferida, Antonio Centa, Mario Silenti, Lauro Gazzolo, Nelly Corradi, Dhia Cristiani, Carlo Lombardi, Lia Orlandini
regia di Gianni Franciolini
Cesare, camionista di lunga percorrenza è spesso in lite con Anna, la giovane moglie moglie che si annoia a restare a casa ad aspettarlo. La rottura tra i due è inevitabile e Cesare finisce per mettersi con Piera che ha fatto di tutto per sedurlo ma quando la donna capisce che Cesare non è veramente innamorato di lei lo tradisce con un collega. Cesare se ne accorge e torna nella casa coniugale a prendere la pistola per vendicarsi ma qui incontra Anna e i due sposi si ritrovano.
Un melodramma a lieto fine che si segnala per uno spirito realistico che anticipa l'imminente neorealismo di Ossessione.
Se stiamo a vedere il soggetto potrebbe essere adatto anche a una commedia da telefoni bianchi: la mogliettina giovane che vuole fare la bella vita ma poi si pente, il marito che nel frattempo si trastulla con una donna leggera che, capito di non poterlo avere lo tradisce con un altro, happy end con l'amore ritrovato tra i due coniugi; a cambiare totalmente è l'ambientazione che mostra la vita dura dei camionisti, le nebbie del Turchino (il film è ambientato e girato tra Acqui e Savona) che richiamano il clima da Fronte popolare de Il porto delle nebbie, anche se i francesi avrebbero fatto schiantare l'automezzo di Cesare dopo la riconciliazione con la moglie.
Franciolini mostra la vera condizione popolare: case di ringhiera, interni dignitosi ma poveri, scene girate dal vero (ho riconosciuto una storica curva di quando si svalica il Turchino), quanto di più distante dalle commedie dei telefoni bianchi che scimmiottavano il bel mondo delle commedie sofisticate americane con ambientazione mitteleuropea quando il tema era il disfacimento della famiglia.
C'è un interesse inconsueto per la condizione femminile: Anna ha vent'anni, un marito sempre via per lavoro, quello che chiede è di poter continuare a fare la commessa e svagarsi ogni tanto e non diventare subito madre ma l'alternativa al matrimonio è quello di essere una ragazza leggera, che deve ricambiare le cene e i balli concedendosi al corteggiatore, una mentalità che sarebbe perdurata fino alla fine del secolo. Piera è nella condizione a cui Anna si rifiuta di cedere e spera di trovare l'amore vero con Cesare, tanto che è disposta ad imparare anche a cucinare ma quando capisce di essere solo un passatempo anticipa l'abbandono di lui buttandosi nelle braccia del suo collega.
Ambientazione realistica, sottolineatura dell'insoddisfazione femminile: l'era del cinema come propaganda dei principi fascisti volge decisamente al termine.
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