Italia, 1968
con Gina Lollobrigida, Jean-Louis Trintignant, Ewa Aulin, Jean Sobieski, Vittorio André, Giulio Donnini, Biagio Pelligra
regia di Giulio Questi
Marco, marito di una ricca imprenditrice del settore avicolo, sublima il desiderio di liberarsi della moglie in rapporti masochistici con le prostitute. L'uomo vorrebbe fuggire con Gabry, la giovane cugina della moglie che sfrutta la sua perversione sessuale per mettere in atto un piano diabolico con l'aiuto del suo amante...
La Morte ha fatto l'uovo è la rivisitazione del giallo secondo Giulio Questi, un regista italiano dalla produzione decisamente originale, realizzata sempre insieme al suo montatore di fiducia, Franco Arcalli.
Un film quasi sperimentale con molti riferimenti stilistici a Godard e un gusto per l'humor nero e surreale che rimanda a Buñuel, anche se il risultato è sicuramente lontano dai modelli richiamati.
La trama gialla resta secondaria rispetto alla critica verso la produzione per il guadagno indiscriminato: un allevamento di polli superautomatizzato per risparmiare sulla mano d'opera, esperimenti genetici che portano alla creazione di una covata mutante senza testa e senza ali, distrutta da Marco che vede l'aberrazione genetica e non il guadagno, che gli costerà la dura reprimenda dell'associazione dei produttori di polli. La rappresentazione gerarchica e dittatoriale dell'organizzazione produttiva ha addirittura qualcosa di distopico.
La critica sociale così aperta e sfacciata è quello che funziona ancora oggi, notevole l'uso del colore, la colonna sonora incalzante e anche il montaggio.
Non un capolavoro ma sicuramente un capitolo interessante, anche nei suoi difetti, della produzione italiana dei tardi anni '60.
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